Napoli – C’è anche un agente della Polizia di Stato tra gli indagati nell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dalla Polizia, che ha smascherato un’organizzazione criminale specializzata nel lucroso business della regolarizzazione degli immigrati extracomunitari attraverso il meccanismo dei cosiddetti click day.
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Un sistema basato su richieste fittizie, false assunzioni e documentazione artefatta, capace di fruttare milioni di euro e alimentato da una rete ben strutturata tra professionisti, imprenditori e mediatori.
Tra gli indagati figura il poliziotto Mario Nippoli, in servizio al commissariato di Poggioreale, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di aver collaborato all’inoltro di numerose richieste di nulla osta in occasione dei click day.
«Non era un informatico – ha commentato il questore di Napoli, Maurizio Agricola – ma sapeva usare bene il sistema». Una partecipazione che ha sollevato forte imbarazzo all’interno della Polizia di Stato, che ha tuttavia agito con prontezza nel rimuovere l’anomalia.
Vincenzo Sangiovanni (42 anni), indicato come il promotore del sodalizio,
Gaetano Cola (37 anni)
Aniello Annunziata (39 anni).
I tre, titolari o collaboratori di Centri di Assistenza Fiscale (CAF), pretendevano cifre fino a 10mila euro per ogni pratica di ingresso, soprattutto da cittadini originari del Bangladesh. Le attività venivano svolte in particolare tra San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano, territori con una forte presenza di immigrati bengalesi.
L’indagine, scattata da due denunce presentate da cittadini bengalesi e dalle dichiarazioni di un imprenditore agricolo, ha portato a un imponente quadro accusatorio:
Associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato,
Estorsione aggravata dal metodo mafioso,
Falso ideologico,
Truffa.
Nel dettaglio:
11 persone sono finite in carcere,
23 agli arresti domiciliari, tra cui numerosi collaboratori e mediatori,
11 datori di lavoro sono stati sottoposti all’obbligo di firma per aver messo a disposizione – in alcuni casi inconsapevolmente – le proprie aziende per assunzioni fittizie,
Sequestrati beni e rapporti assicurativi per oltre 2 milioni di euro.
Decisive per far luce sull’organizzazione le parole di due cittadini bengalesi, truffati con la promessa di regolarizzare i propri familiari. Uno di loro, sarto residente in Italia da 23 anni, ha raccontato di aver versato 19.400 euro in due tranche dopo aver ricevuto falsi nulla osta per il ricongiungimento familiare. La truffa si è palesata solo quando l’ambasciata italiana a Dhaka ha rifiutato di concedere i visti. L’altro testimone avrebbe consegnato oltre 31mila euro con modalità simili.
A destare sospetto anche il tenore di vita di alcuni indagati: uno degli avvocati, ha riferito il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, «ha acquistato di recente una Ferrari fiammante», un lusso incompatibile con i redditi ufficiali.
Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”
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L'articolo riporta un fatto molto grave che coinvolge anche un poliziotto. E' incredibile come le persone possano approfittare della vulnerabilità degli immigrati. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che vengano puniti i responsabili.