Napoli risponde al crimine con la bellezza, e lo fa nel segno della memoria e della legalità. Entro l’autunno, tra le mura secolari di Castel Sant’Elmo, aprirà il Museo campano dell’Arte Salvata: un presidio culturale che racconterà storie di opere perdute e poi ritrovate, oggetti trafugati, venduti nel mercato nero, sottratti alla collettività e infine restituiti alla luce grazie all’ostinazione e alla competenza del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri.
L’annuncio arriva dal ministro della Cultura Alessandro Giuli durante il forum “L’economia della cultura” organizzato da Il Mattino e dal Comune di Napoli al Teatro San Carlo. E non si tratta solo di un museo, ma di un manifesto politico e civile: «Vogliamo ricucire le ferite del nostro patrimonio con un lavoro di tessitura corale», ha dichiarato Giuli, sottolineando come il museo sarà un simbolo tangibile del riscatto culturale, un punto di riferimento per l’intero sistema museale, non solo italiano ma internazionale.
Il nuovo allestimento punterà sull’accessibilità totale, anche per le persone con disabilità, e sarà costruito con tecnologie multimediali d’avanguardia, perché la memoria sia anche esperienza, coinvolgimento, immersione. In prima fila, a garantire il contenuto di questo museo inedito, ci saranno proprio le storie delle opere salvate dai Carabinieri: quadri, statue, reperti, frammenti strappati all’oblio e riportati alla comunità, testimonianze concrete di un’Italia che sa ancora difendere ciò che vale.
«Il nostro Nucleo di Tutela è un’eccellenza riconosciuta nel mondo – ha aggiunto il ministro – ogni giorno combatte per restituire alla civitas ciò che le appartiene». E in una città come Napoli, dove la parola legalità assume spesso un peso politico e morale straordinario, il valore di questo museo non sarà solo artistico, ma profondamente civico.
Articolo pubblicato il giorno 18 Giugno 2025 - 12:10