Campania

Carrefour pronta a dire addio all’Italia? E in Campania la fuga dei colossi è già realtà

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Carrefour potrebbe presto abbandonare il mercato italiano. Il colosso francese della grande distribuzione sta valutando diverse opzioni strategiche, tra cui una possibile uscita totale dal Paese.

Lo riporta il quotidiano finanziario francese Les Echos e ripreso da Il Sole 24 ore, secondo cui la direzione di Carrefour avrebbe incaricato la banca d’affari Lazard di sondare il mercato per una cessione, o comunque una profonda riorganizzazione delle attività italiane, oggi in forte sofferenza.

Il gruppo, che conta 1.500 punti vendita in Italia (tra diretti e franchising), già da tempo ha iniziato un lento disimpegno, chiudendo sedi centrali e cedendo progressivamente il controllo operativo. I conti in rosso e la crescente pressione del mercato italiano hanno messo Carrefour davanti a un bivio. Si valuta una vendita del marchio o delle strutture in gestione, come già avvenuto in passato per i negozi venduti a Conad.

In Campania, la ritirata è cominciata da tempo

Se a livello nazionale la notizia scuote i mercati, in Campania l’uscita graduale di Carrefour – e non solo – è un processo in corso già da anni. La catena francese, che un tempo presidiava anche la provincia, oggi resiste solo nei grandi centri urbani come Napoli o Salerno. In realtà come Nola, Castellammare o Pompei, la presenza è ormai scomparsa.

E non è un caso isolato. Auchan, ad esempio, aveva fatto di Pompei un simbolo della sua espansione con la storica “Città Mercato”, uno dei primi veri centri commerciali della regione, diventato per anni un punto di riferimento per l’intera area vesuviana (oggi ha cambiato nome). Oggi, però, è finito ai margini, oscurato dalla concorrenza de La Cartiera prima, e del nuovo Maximall Pompeii nell’ultimo anno. La decadenza non è solo commerciale, ma anche simbolica.

Anche la Coop, che in Campania aveva punti vendita importanti,  si è lentamente ritirata dalla regione, e con essa se ne va un altro pezzo di pluralismo distributivo. Un tempo sinonimo di cooperazione e qualità a prezzi accessibili, oggi è rimasta solo in alcune zone dopo anni in cui era praticamente scomparsa.

Il crollo della concorrenza porta a licenziamenti e perdita del lavoro

Tutto questo mette in evidenza un paradosso: in Campania, la concorrenza vera sembra sempre più un miraggio. L’apparente varietà è soffocata da accordi commerciali tra pochi grandi gruppi, che si spartiscono le aree ad alta redditività e lasciano sguarnite intere province. Meno concorrenza significa meno scelta, meno qualità e prezzi meno competitivi per i consumatori.

Inoltre quando in Campania chiudono grandi centri commerciali come Carrefour, il problema non è soltanto la perdita di pluralismo nella concorrenza o il vuoto lasciato da un marchio conosciuto: dietro ogni saracinesca abbassata ci sono decine, a volte centinaia, di lavoratori che restano senza un’occupazione.

Quando una catena decide di abbandonare una regione, le conseguenze sono profonde e immediate: significa che sul territorio restano come vittime silenziose di una “guerra economica” persone in carne e ossa, padri e madri di famiglia che si trovano improvvisamente senza reddito, in una terra dove trovare un nuovo impiego non è affatto semplice. La chiusura di un ipermercato non è solo un fatto commerciale: è un colpo al cuore del tessuto sociale locale.

Il futuro? Più incerto che mai

L’eventuale addio di Carrefour rischia di accelerare una tendenza già in atto: la polarizzazione del mercato tra pochi colossi (Conad, Eurospin, Lidl) e una miriade di piccoli operatori locali che arrancano. E in Campania, dove il potere d’acquisto è basso, la mancanza di un’offerta ampia e diversificata è un problema che si riflette direttamente sulle tasche dei cittadini. Mentre altrove si discute di innovazione e sostenibilità nella GDO, qui si lotta ancora per la sopravvivenza del pluralismo commerciale. E ogni uscita, come quella di Carrefour, è una ferita in più.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 16 Giugno 2025 - 10:11
Sebastiano Vangone

Il mio primo computer era un 8086.Mitico. Esperto di Informatica dal 1990 WebMaster specializzato in Editoria Digitale Consulente Senior per la Sicurezza Informatica Analista e Consulente SEO - ADS & Social Manager Giornalista da sempre , scrivo un po di tutto e soprattutto quello che mi interessa. Tanta passione per la tecnologia. Esperto del dubbio. Hai dubbi ? io non ho dubbi di avere dubbi

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