Residenze mai esistite, documenti falsificati e cittadini stranieri trasformati in “italiani” grazie alla compiacenza di funzionari pubblici e mediatori privati. È quanto emerso dall’inchiesta della polizia metropolitana di Napoli, coordinata dalla procura di Napoli Nord, che ha portato all’emissione di otto misure cautelari nei confronti di membri di un’organizzazione accusata di associazione a delinquere, falso in atto pubblico e corruzione.
Al centro del sistema, secondo gli inquirenti, il titolare di una società con ruolo di intermediazione tra cittadini brasiliani e uffici anagrafici dei Comuni di Orta di Atella e Frattaminore. In cambio di somme che variavano dagli 8.000 ai 45.000 euro per pratica, la rete garantiva in tempi rapidi la cittadinanza italiana iure sanguinis attraverso residenze fittizie, attestati manipolati e l’uso di timbri contraffatti.
Agli arresti domiciliari sono finiti dipendenti comunali e agenti della polizia municipale, accusati di aver truccato atti pubblici per “regolarizzare” cittadini stranieri che in realtà non avevano mai vissuto nei territori indicati. Tre altre persone sono indagate per aver fornito immobili fasulli come sedi delle residenze e aver prodotto falsi documenti ufficiali.
Le indagini sono nate come estensione di un’inchiesta precedente nel Comune di Villaricca, dove un sistema analogo era già stato smantellato nel 2024 con numerosi arresti e condanne, coinvolgendo anche calciatori brasiliani e volti noti. Anche stavolta, tutto ruotava attorno a pochi indirizzi usati per decine di iscrizioni anagrafiche, sempre riconducibili ai complici del gruppo.
Le pratiche venivano lavorate velocemente grazie alla collaborazione interna ai Comuni, con tanto di “contabilità di cassa” che registrava cifre e nomi dei funzionari retribuiti per chiudere le operazioni. Un sistema rodato e redditizio, che secondo gli investigatori ha fruttato milioni di euro, vendendo a caro prezzo ciò che avrebbe dovuto essere una conquista di diritto e non un privilegio comprato.
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