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L’intervista choc in tv del detenuto napoletano fuggitivo: “Il lavoro mi rende libero”

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MILANO – Aveva aspettato il collega fuori dall’hotel, lo stesso in cui entrambi lavoravano, per aggredirlo all’alba con una serie di coltellate, alcune delle quali micidiali: al torace e al collo.

Poi la fuga, mentre la vittima, Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, 51enne di origini egiziane, veniva trasportata d’urgenza al Niguarda in condizioni gravissime.

L’aggressore è Emanuele De Maria, 35enne napoletano, detenuto nel carcere di Bollate con un permesso lavorativo diurno, già condannato per l’omicidio di una giovane prostituta tunisina nel 2016.

L’intervista choc: “Il lavoro mi rende libero”

Pochi mesi fa, De Maria aveva rilasciato un’intervista al programma Confessioni Reporter (Mediaset), girata proprio nella hall dell’hotel dove lavorava. In giacca e cravatta, si era detto grato per l’opportunità: “Stare a contatto con clienti di culture diverse mi rende libero”, aveva dichiarato, definendo Bollate “un carcere che restituisce dignità”. Un ritratto in netto contrasto con l’uomo che oggi è di nuovo latitante, con un nuovo crimine sulle spalle.

Nell’intervista De Maria parlava della sua condanna per omicidio volontario e della sua esperienza in carcere. “Sono a Bollate da tre anni e per la fine pena mancano ancora sei anni e mezzo”, diceva, raccontando di “un percorso abbastanza travagliato perché sono stato detenuto presso la struttura di Napoli Secondigliano, dove il regime carcerario è molto diverso, vieni gettato facilmente in una cella sovraffollata e vieni un po’ dimenticato lì. Bollate è un istituto penitenziario dove secondo me la dignità umana viene ripristinata completamente.

Quindi Bollate dà reinserimento, dà fiducia, ti dà anche l’autostima che comunque accarezza notevolmente anche l’anima, è fondamentale”.

Un passato da assassino

De Maria non è nuovo alla cronaca nera. Nel 2016 uccise Oumaima Rached, 23enne tunisina, sgozzandola all’ex hotel Zagarella di Castel Volturno. Arrestato due anni dopo in Germania, dove si era rifugiato, era stato trasferito a Bollate dopo la condanna definitiva. Qui, grazie al regime di semilibertà, lavorava come receptionist in una struttura di via Napo Torriani, vicino alla Stazione Centrale. Ma ieri ha violato le regole: non si è presentato al lavoro e non ha fatto rientro in carcere. Poco dopo, all’alba di oggi, ha aggredito il collega barista dell’Hotel Berna.

La vittima tra la vita e la morte

Abdelghaffar Nasra è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza e ora è in terapia intensiva, intubato e sedato. Le sue condizioni restano critiche. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora da chiarire: forse una lite tra colleghi.

Ma a complicare il quadro c’è un altro mistero: la scomparsa di una dipendente dell’hotel, Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya, 50enne originaria dello Sri Lanka. Della donna, di cui il marito e il figlio hanno denunciato la sparizione ai carabinieri di Cinisello Balsamo, non si hanno notizie da ieri. Le forze dell’ordine stanno verificando un possibile collegamento con l’accoltellamento.

La caccia al latitante

De Maria, alto 1,73, capelli corti, occhi neri e braccia tatuate con una frase in latino, è ricercato a tappeto. Le indagini si concentrano sulle telecamere di sorveglianza e sui treni, mentre polizia e carabinieri interrogano testimoni e colleghi. Ma al momento non ci sono tracce né di lui né della donna scomparsa.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 10 Maggio 2025 - 18:30

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1 commento

  1. Leggendo questo articolo mi sono sentito inquieto, la violenza tra colleghi è un tema serio che non deve essere sottovalutato. Speriamo che la vittima si riprenda e che le autorità trovino il colpevole al più presto.

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