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Faida di Miano, scarcerato il boss Pasquale Scognamiglio

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Napoli– Condannato a 14 anni di reclusione per reati di camorra, ma ritenuto in gravi condizioni di salute, Pasquale Scognamiglio, 57 anni, è stato scarcerato e trasferito agli arresti domiciliari.

La decisione è stata assunta dal gip Luca Rossetti, che ha accolto la richiesta presentata dal legale dell’indagato, l’avvocato penalista Domenico Dello Iacono, autorizzando il trasferimento per consentire al presunto boss di ricevere cure adeguate.

Scognamiglio è ritenuto dagli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia uno dei vertici della nuova faida che ha insanguinato il quartiere napoletano di Miano, e il suo nome è riemerso nella cronaca giudiziaria pochi giorni fa, il 5 maggio, quando il pubblico ministero della DDA ha chiesto 17 condanne per un totale di oltre 270 anni di carcere.

L’inchiesta, avviata nel 2021, ha portato nel giugno 2024 all’esecuzione di 19 misure cautelari, tra cui 18 arresti e un divieto di dimora.

L’inchiesta sullo scontro tra i reduci del clan Lo Russo

Al centro delle indagini, lo scontro tra i gruppi criminali Scognamiglio e Pecorelli-Catone, contrapposti in una violenta guerra di camorra. Due le vittime principali della faida: Salvatore Milano, ritenuto vicino al clan Lo Russo, e Antonio Avolio, morto per errore al posto del vero obiettivo, Oscar Pecorelli, detto ’o pastore.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Milano fu ucciso il 22 aprile 2021 mentre beveva un caffè in un bar di Miano. Carlo Perfetto avrebbe segnalato la sua presenza agli esecutori, Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro, che fecero irruzione sparando a bruciapelo. Per quell’agguato risultano indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino.

Il secondo omicidio, quello di Avolio, risale al 24 giugno 2021. La vittima fu raggiunta da un colpo alla testa mentre era a bordo di uno scooter. Tra gli imputati per il delitto figurano Luca Isaia – indicato come l’esecutore materiale – e altri nomi di rilievo dell’organizzazione: Emanuele Palmieri, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga, nonché Pasquale, Antonio e Giovanni Scognamiglio.

Secondo gli inquirenti, l’omicidio Avolio fu una scelta “di ripiego”: il bersaglio doveva essere Oscar Pecorelli, troppo ben protetto per essere colpito.

Il processo per i due omicidi si sta celebrando in Corte d’Assise con rito ordinario. Diversi imputati accusati invece di associazione mafiosa, traffico di droga e racket, hanno scelto il rito abbreviato.


Articolo pubblicato il giorno 16 Maggio 2025 - 07:34

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