Napoli – Centocinquanta posti per formare nuovi medici di medicina generale: è la “boccata d’ossigeno” offerta dal bando regionale in scadenza il 12 giugno, ma che resta un palliativo di fronte all’emergenza sanitaria in Campania.
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Servirebbero, infatti, altri 650 camici bianchi per raggiungere il rapporto ottimale di un medico ogni 1.300 assistiti. Numeri da codice rosso. I dati fotografano una situazione già al collasso:
Il 59% dei medici di base campani supera il massimale di 1.500 pazienti, con carichi di lavoro insostenibili.
In 4 anni (2019-2023) la regione ha perso il 9% dei medici di famiglia, mentre le nuove vocazioni calano.
“La verità è che nessuno vuole più fare questo mestiere con queste condizioni”, spiega un rappresentante della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), che rigetta l’accusa di “scarsa disponibilità” dei professionisti.
La riforma che spaventa: “Rischio stravolgimento”
Intanto, in Conferenza Stato-Regioni, si discute la bozza di riforma che potrebbe obbligare i medici di base a operare anche nelle case di comunità, oltre che negli studi tradizionali. Una svolta che, secondo i camici bianchi, minaccerebbe il rapporto diretto con i pazienti: «Diventeremmo funzionari della sanità, non più medici di fiducia», protestano.
La corsa contro il tempo
Il bando per i 150 specializzandi è solo un primo passo, ma senza interventi strutturali – come retribuzioni adeguate e riduzione dei carichi – la fuga dalla professione sembra destinata a continuare. E con essa, l’agonia del servizio sanitario regionale.
Articolo pubblicato il giorno 21 Maggio 2025 - 08:55