Roma- «Il nostro auspicio è che la giustizia italiana faccia presto». A quasi due anni dalla tragedia in mare in cui perse la vita Adrienne Vaughan, manager statunitense 45enne, il marito Mike White torna a chiedere verità e responsabilità.
La donna, presidente di Bloomsbury Usa – la casa editrice che pubblica, tra gli altri, anche i romanzi di Harry Potter – morì il 4 agosto 2022 dopo che il gozzo sul quale viaggiava con la famiglia si schiantò contro il veliero Tortuga, al largo di Fiordo di Furore.
Adrienne stava prendendo il sole a prua. Dopo l’impatto, cadde in acqua e fu investita dalla stessa imbarcazione nel tentativo dello skipper di disincagliarsi, subendo gravi ferite che ne causarono la morte per dissanguamento.
Lo skipper è indagato per omicidio colposo aggravato: secondo le indagini coordinate dalla Procura di Salerno, sarebbe stato alla guida sotto l’effetto di alcol e cocaina. Indagata anche la società armatrice.
«Il Saint Tropez – denuncia White – non era nemmeno idoneo alla navigazione, era privo di timone, e lo skipper quel giorno non avrebbe dovuto guidare: era un addetto all’assistenza, non un pilota autorizzato».
L’uomo punta il dito anche sul Tortuga, che – sostiene – «avrebbe dovuto attivare il segnale acustico di emergenza». Un allarme tempestivo, secondo la famiglia, avrebbe forse permesso ad Adrienne di salvarsi.
«Quello che è accaduto – spiega White – non è stato un incidente, ma il risultato di gravi violazioni e negligenze. È inaccettabile che in una delle mete turistiche più importanti d’Italia, come la Costiera Amalfitana, si possa morire per una gestione così superficiale della sicurezza in mare».
Il caso è seguito anche dall’ambasciata Usa, che lo ha recentemente discusso con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. La famiglia White-Vaughan è assistita da un team legale italo-americano composto dagli avvocati Dario Costanzo, Marco Bona, Giulia Oberto e Anna Graziosi.
Articolo pubblicato il giorno 6 Maggio 2025 - 19:45