Castellammare di Stabia

Castellammare, Salvo Palazzolo al Centro del Convegno ANM al Liceo Scientifico Francesco Severi

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Il   Liceo   Scientifico   Francesco   Severi   di   Castellammare   di   Stabia   continua   a distinguersi come un fervido laboratorio di idee e cultura, guidato dalla visione illuminata della Dirigente, Prof.ssa Elena Cavaliere, e dalla dedizione di docenti e studenti.

Giovedì, 15 maggio 2025, nell’auditorium dell’istituto si è svolto l’incontro ‘Il dovere   della   memoria   e   la   ricerca   della   verità”,   promosso   dall’ANM     Giunta esecutiva   distretto   di   Napoli.  Un’iniziativa   che   ha   offerto   spunti   di   riflessione profondi.

Ad aprire il convegno è stato Giacomo D’Elia, referente dell’Associazione Libera e studente del Liceo Severi, che ha sottolineato con forza l’importanza della memoria e della verità nella lotta contro ogni forma di ingiustizia.

Ha evidenziato, inoltre, come la libertà di espressione e il contrasto alla violenza di genere siano battaglie che i giovani di Libera portano avanti con costanza e impegno. La collaborazione tra l’associazione, l’ANM e il Liceo Francesco Severi mira ad aggiungere un tassello prezioso alla promozione della giustizia e della consapevolezza tra le nuove generazioni.

In rappresentanza dell’organismo promotore, hanno preso parte al convegno  La Dott.ssa Maria Concetta Criscuolo, Presidente della Sezione Gip del Tribunale di Torre Annunziata, ed il Dott. Ernesto Aghina, già Presidente dello stesso Tribunale, noto per l’impegno costante nell’approfondire il legame tra verità e giustizia.

Protagonista dell’evento il giornalista e autore Salvo Palazzolo, che ha presentato il suo nuovo libro ”L’Amore in questa città”, edito da Rizzoli.

Un’opera   che   si   muove   abilmente   tra   il   romanzo   e   l’inchiesta,   intrecciando narrazione e indagine storica in modo avvincente.

L’amore in questa città” racconta la misteriosa vicenda di Cetti Zerilli, una studentessa assassinata nel 1935 presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, in pieno regime fascista. Accanto a lei fu ritrovato il corpo senza vita di un militare del Partito Nazionale Fascista.

Una storia insabbiata, come ha spiegato l’autore, le cui tracce furono rapidamente cancellate, lasciando un vero e proprio vuoto di notizie. All’epoca, il controllo dell’informazione era gestito attraverso un documento chiamato mattinale, con cui il regime stabiliva quotidianamente quali fatti potessero essere divulgati.

Reperire materiale e verificare le poche fonti esistenti non è stata di certo un’impresa facile per Salvo Palazzolo, che ha condotto con determinazione una ricerca capillare, guidato dalla convinzione che questa storia meritasse di emergere dalla nebbia in cui l’avevano inabissata prima la censura e poi il tempo.

Tuttavia, questa verità celata non è rimasta del tutto sommersa: altri giornalisti, prima di lui, hanno provato a sfondare la cortina di omertà imposta dai venti dell’epoca, lasciando frammenti preziosi di inchieste. Queste tracce, rimaste nell’ombra per anni, hanno consentito a Palazzolo di ricostruire la vicenda e restituirla alla memoria collettiva. “Una storia muore solo quando viene negata, quando nessuno può ricostruirla”, ha affermato la Dott.ssa Criscuolo, che ha poi sottolineato il valore intrinseco dell’opera del giornalista rimarcando: “…Salvo ha cercato di riscriverla come atto di libertà.”

La vicenda di Cetti Zerilli, preventivamente analizzata dagli studenti sotto la guida della Prof.ssa Elena Cascone, moderatrice dell’incontro, ha stimolato un vivace scambio di idee tra relatori e giovani presenti.

Le incisive domande, scaturite dalla riflessione personale degli allievi, hanno dato avvio a una serie di considerazioni, valutazioni e suggerimenti su temi correlati – il femminicidio , il silenzio sulle molestie , il disagio giovanile, la diffusione della droga e il ruolo delle mafie –  offrendo spunti preziosi per interpretare il presente con uno sguardo consapevole verso il futuro.

Nel corso di questo interessante dibattito, Salvo Palazzolo, ex membro Fuci sotto la guida spirituale dell’indimenticabile Don Pino Puglisi – vittima della mafia – ma anche giornalista d’inchiesta, di quelli che si avventurano nei quartieri, che ascoltano e guardano in faccia la gente, ha esortato i giovani a raccontare il dolore, il disagio e l’infelicità della loro generazione sul territorio, auspicando una grande inchiesta sulle realtà nascoste della città.

Ha suggerito ai ragazzi di calarsi fin da ora nel ruolo di giornalisti, realizzando interviste anonime capaci di dare voce a storie ancora incomprese, affinché qualcuno possa finalmente riconoscerne l’esistenza.

Un gruppo di ragazzi del Severi, coordinati dall’appassionata Professoressa Cascone,   quasi intercettando il pensiero ispirato – se non addirittura visionario – dell’autore, ha prodotto, nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, una serie di podcast sulle verità nascoste, anticipando il tema dell’incontro. Segno di quella stessa sensibilità reclamata con urgenza da Palazzolo. I lavori realizzati sono stati poi esaminati da una giuria presieduta dal dott. Carlo Siracusa, rappresentante dei magistrati della provincia di Napoli, Avellino, Benevento e del circondario di Nola – il cui saluto istituzionale era stato affidato alla dott.ssa Criscuolo in apertura del convegno – e dallo stesso dott. Aghina, presente al tavolo della conferenza.

All’esito della selezione, sono stati decretati vincitori gli studenti Antonio Cascone, Giada Amodio e Raffaella Maiello, con il podcast dal titolo “Cicatrici di un’epoca”. Meritevoli di menzione gli altri partecipanti: Benedetta D’Oriano, Fabrizio Matrone, Simone Esposito, Matteo D’Elia, Greta Amato, Maria Finetti, Maria Rosaria Criscuolo, Fabrizio Pesce, Fernando Scarpone, Luca Coppola, Salvatore Vozza, Giorgio Russo, Giancarlo Fabrini, Giulio Sabato, Michele Raffone.

Palazzolo ha esortato gli studenti a non aver paura delle domande, ma a raccoglierle con coraggio, perché, “messe insieme, le domande fanno emergere la verità.”

Un insegnamento che si radica nel presente, come si evince altresì dalla riflessione del  Dott. Aghina,  che pesa come un monito: “Più che giustizia, ciò che manca è la verità. Forse la fame di verità è ancora più forte di quella di giustizia… La giustizia non sempre arriva, ma la verità sì. Arriva tardi, ma arriva.”

L’ostinata ricerca della verità è, dunque, il vero cambiamento. Perchè Il tempo la modella, la rivela e finirà sempre per darle una compiuta espressione.


Articolo pubblicato il giorno 17 Maggio 2025 - 15:22
Annamaria Cafaro

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Annamaria Cafaro

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