Casal di Principe – Un sofisticato sistema di emissione di fatture false e riciclaggio di denaro, con una centrale operativa localizzata a Casal di Principe, è stato smantellato da un’indagine congiunta di Polizia di Stato e Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Bologna.
L’inchiesta ha svelato un giro illecito di circa 24 milioni di euro, culminato nel sequestro di beni per tre milioni di euro, di cui un milione in contanti.
Il meccanismo fraudolento seguiva un copione ben rodato: otto società “cartiere”, con sedi tra il Casertano e il Napoletano, emettevano fatture per operazioni inesistenti a favore di oltre cento imprese edili attive in Emilia-Romagna e Lombardia.
Queste ultime provvedevano al pagamento tramite bonifico bancario, somme che venivano successivamente recuperate in contanti da ambienti criminali campani, previa decurtazione di una percentuale per il “servizio” fornito.
Questo stratagemma permetteva agli imprenditori di abbattere fittiziamente i ricavi, eludendo il fisco, e di creare fondi neri da reinvestire nel circuito economico.
Le indagini, avviate da una segnalazione di Poste Italiane relativa a movimenti sospetti su un conto corrente aperto nel Bolognese, hanno portato all’esecuzione di 29 misure cautelari e 40 perquisizioni. Durante le operazioni, condotte anche con l’ausilio di unità cinofile specializzate nella ricerca di denaro (“cash dog”), sono stati rinvenuti ingenti quantitativi di contanti occultati in luoghi insoliti come freezer e camini, oltre a preziosi orologi Rolex e un lingotto d’oro da un chilogrammo.
I 29 destinatari dei provvedimenti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false nel settore edile, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Le misure più restrittive hanno colpito i presunti vertici dell’organizzazione, due individui di Casal di Principe: uno è stato condotto in carcere, mentre l’altro è agli arresti domiciliari.
Sono stati inoltre disposti 10 obblighi di firma (per 5 persone del Casertano, 3 del Napoletano e 2 del Bolognese) e 24 divieti di esercitare attività imprenditoriale e ricoprire cariche sociali per un anno (alcuni dei quali hanno raggiunto soggetti già destinatari dell’obbligo di firma). Tra gli imprenditori coinvolti figurano 11 bolognesi, 3 ferraresi, uno modenese, uno mantovano, 5 casertani e 3 napoletani (7 di questi ultimi raggiunti anche dall’obbligo di firma).
Le prime fasi dell’indagine avevano fatto ipotizzare un collegamento con lo sfruttamento illecito della normativa sul Superbonus 110%, ma gli sviluppi investigativi hanno rivelato come il core business dell’organizzazione fosse il riciclaggio e l’autoriciclaggio di denaro attraverso il meccanismo delle false fatture, un sistema che, secondo le ricostruzioni, andava avanti da almeno cinque anni.
L’operazione ha interessato le città di Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta, evidenziando la ramificazione del sodalizio criminale. La complessità e l’estensione delle indagini hanno richiesto la collaborazione dei Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica su tutto il territorio nazionale e il supporto tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico) della Guardia di Finanza.
Articolo pubblicato il giorno 7 Maggio 2025 - 14:57