Caserta – Il sistema carcerario italiano è un “contenitore in cui non si riesce a fare alcun trattamento” a causa di sovraffollamento e carenze strutturali. È il duro quadro tracciato dal Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, durante il convegno “Cultura della legalità e partenariato tra pubblico e privato per l’inclusione sociale dei detenuti”, tenutosi a Caserta.
Gratteri ha sottolineato come le mafie continuino a comandare nelle carceri, evidenziando criticità annose e la necessità di un cambio di rotta radicale.
Secondo Gratteri, il 90% delle carceri italiane non riesce a svolgere alcuna funzione riabilitativa a causa della mancanza di 15-16 mila unità di polizia penitenziaria. Questa carenza è una diretta conseguenza del blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione risalente al 2010.
Un “grave errore”, per il Procuratore, è stato mantenere aperte nelle carceri le sezioni di Alta e Media sicurezza insieme a quelle per detenuti comuni. Questa promiscuità ha permesso alle mafie di consolidare il proprio controllo all’interno degli istituti, favorendo “pestaggi e soprusi commessi da detenuti per mafia ai danni dei detenuti comuni”. Tuttavia, Gratteri ha accolto con favore la decisione presa due mesi fa dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) di chiudere le sezioni di Alta Sicurezza.
Un’altra grave criticità del sistema carcerario italiano è il sovraffollamento, un problema diffuso in tutta Europa ma particolarmente acuto in Italia. “Per miopia, incapacità o codardia, non si costruiscono nuove carceri dagli anni ’70, e da decenni neanche si edificano nuove sezioni per le carceri già esistenti”, ha denunciato Gratteri.
La responsabilità, secondo il Procuratore, ricade su chi ricopre incarichi di responsabilità e non agisce per “paura di sbagliare”, un fenomeno che Gratteri ha definito “annacamento”, un termine calabrese e siciliano che significa “muoversi stando fermi”.
Il Procuratore ha contestato l’idea che la costruzione di nuove carceri richieda anni: “Per costruire le carceri non ci vogliono sette anni come ha detto un ex direttore del Dap. Basta un anno, purché vi siano competenze e attenzione”. A riprova di ciò, ha citato la sua esperienza a Catanzaro, dove ha fatto costruire la più grande aula bunker d’Europa e trasformato un convento del ‘400 in Procura, seguendo personalmente i lavori per garantirne la rapidità.
Gratteri ha infine criticato l’attuale impianto normativo in materia di giustizia e ordinamento giudiziario, sostenendo che le leggi “sono state fatte da persone mai andate in udienza, e senza mettere attorno al tavolo o interpellare alcun direttore di carcere”.
Il convegno, organizzato dall’ASI di Caserta con l’UNICI (Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia), è stata l’occasione per illustrare un progetto pilota di reinserimento dei detenuti mediante lavori di pubblica utilità, avviato proprio da ASI e UNICRI, proponendo un nuovo modello di sviluppo internazionale per la provincia di Caserta.
Articolo pubblicato il giorno 29 Maggio 2025 - 14:15