Daniele Ippolito, il 31enne artista pugliese con un piede nel mondo underground, sta per sconvolgere la scena musicale con “Balada Dark”, un album che non si scusa per la sua brutale onestà e si lancia contro l’oceano di banalità che domina il mainstream.
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Questo disco, in uscita su K-Noiz nella tarda primavera 2025 e pronto a incantare prima di tutto su vinile, è descritto dall’artista come “È una confessione elettronica, un diario sonoro, un ballo lento in una stanza vuota”, un’opera che sfida le logiche del marketing e dei numeri, optando per una purezza grezza e istintiva.
Partendo dalle sonorità di “Anima”, una traccia dal precedente disco “Essencials” di quasi tre anni fa, “Balada Dark” si tuffa in un mondo di suoni dark con spruzzi di ambient, pop e italo disco, senza chiedere permesso. L’artista spiega: “Sono partito dalle sonorità di “Anima”, una delle tracce contenute in “Essencials” (il suo disco precedente, pubblicato ormai quasi tre anni fa, NDR), in modo istintivo. E’ un disco in qualche modo vicino alle sonorità dark, come dice il titolo, ma non mancano richiami ad ambient, pop, italo disco…”. È un cocktail audace che evita la nostalgia fine a se stessa, anche se qualche traccia potrebbe far rivivere ricordi polverosi, e insiste che “Ci sono alcune tracce forse nostalgiche, ma in generale non credo sia un disco che guarda solo al passato. La musica è poi sempre un testo bucato, ognuno lo riempie con le proprie emozioni”. In parole semplici, è un’esplosione di malinconia darkwave e luminosità decadente da italo disco, filtrata attraverso emozioni moderne e un sound che scava nelle ombre dell’identità e del desiderio.
“Balada Dark” non si limita a essere musica: è una colonna sonora per storie personali e universali, ispirata da estetiche cinematografiche che evocano paesaggi notturni e stati emotivi sospesi. Costruito con sintetizzatori analogici, drum machine pulsanti e armonie dilatate, l’album attinge da maestri della synthwave, post-punk e dalla tradizione melodica italiana degli anni ’80, rivoltata in una chiave moderna e irriverente. È un progetto che non si inchina al politically correct, preferendo esplorare le zone d’ombra con un ritmo che diventa narrazione pura.
Tra le tracce, “Face to Face” emerge come un simbolo, un brano sospeso tra malinconia elettronica e slanci melodici, accompagnato da un video che non è solo un extra ma un’opera cinematografica a sé. Realizzato interamente a Miami, il video è già un successo, in concorso in oltre 33 festival internazionali e premiato con riconoscimenti del calibro di Award Winner al MIFF (India), vincitore al San Giorgio Festival di Locorotondo (BA), selezionato per Entre Curtas (Portugal), due Honorable Mention all’Absurd Film Festival e al Athens Film Festival, e Semi Finalist al Cannes World Film Festival. Esplora il conflitto tra identità pubblica e privata, tra ciò che mostriamo e ciò che nascondiamo, in un modo che non lascia indifferenti.
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