Napoli – Tensioni e rabbia incontenibile hanno segnato l’esito del processo per l’omicidio di Santo Romano, il 17enne ucciso la notte tra l’1 e il 2 novembre scorso a San Sebastiano al Vesuvio.
Il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato l’imputato, anch’egli minorenne, a 18 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio aggravato dai futili motivi. La sentenza, pur superiore alla richiesta del pubblico ministero (17 anni) e vicina al massimo della pena infliggibile con rito abbreviato, ha scatenato la furia dei familiari della vittima.
“La giustizia ha fallito di nuovo, è uno schifo: per questo i minorenni continuano ad ammazzare”, ha gridato Filomena Di Mare, madre di Santo, all’uscita del tribunale, dove ad attenderla c’era un folto gruppo di amici e parenti, autodefinitisi “L’Esercito di Santo”.
Ancora più veemente la reazione del fratello della vittima, Antonio Romano, che già durante la lettura del verdetto in aula si era lasciato andare a minacce pesanti nei confronti del 17enne condannato e della sua famiglia. Frasi cariche di violenza, ripetute anche all’esterno del tribunale: “Ti uccido, ti spezzo a te e la famiglia tua… ti devo decapitare”.
Le indagini dei Carabinieri e della Procura per i Minorenni avevano ricostruito una dinamica agghiacciante: la lite sfociata nel tragico omicidio sarebbe scaturita da un banale diverbio per una scarpa sporcata.
Un movente futile, che richiama alla mente il recente omicidio del pizzaiolo Francesco Pio Maimone sul lungomare di Napoli, anch’egli vittima di un colpo al petto senza scampo.
Ad attendere la sentenza ai Colli Aminei, oltre agli amici di Santo, studente promettente e portiere di calcio dell’istituto Archimede, erano presenti anche altre madri che condividono lo stesso dolore, come Concetta Napoletano, madre di Francesco Pio Maimone, e Natascia Lipari, madre di Simone Frascogna, il 19enne ucciso a Casalnuovo nel 2020. Proprio Natascia Lipari ha espresso con forza il suo sdegno: “Lo Stato non ci tutela…”, invocando leggi più severe, simili a quelle americane.
Un sentimento di frustrazione e rabbia condiviso dalla folla presente, consapevole che “nessuna condanna potrà mai colmare il vuoto creato dalla perdita di un figlio, a maggior ragione se le cause sono così banali”.
L’avvocato Massimo De Marco, difensore della famiglia Romano insieme al collega Marco De Scisciolo, ha definito l’omicidio “assolutamente senza alcun senso“, pur riconoscendo i limiti della legislazione minorile in termini di pena.
“Qualsiasi pena non sarebbe comunque un risarcimento o un ristoro per la perdita di una persona, ma c’è soddisfazione perché è stata accertata senza ombra di dubbio la responsabilità dell’imputato, senza alcun travisamento della dinamica, compresa l’aggravante dei futili motivi”.
Anche Simona, la fidanzata di Santo, ha lanciato un appello alla solidarietà: “Non dobbiamo combattere solo noi. Santo ci è stato strappato ma c’è chi è ancora in pericolo. La nostra battaglia prosegue”.
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