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Omicidio Maimone, Luigi Valda al telefono commentò: “Sono cose che capitano a Napoli”

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Napoli – “Sono cose che capitano… a Napoli sono morti i bambini che non c’entravano”. Con queste agghiaccianti parole, intercettate dalla polizia il giorno successivo al tragico omicidio di Francesco Pio Maimone, la famiglia Valda avrebbe cinicamente banalizzato la morte del giovane pizzaiolo, vittima innocente di una brutale aggressione avvenuta sul lungomare partenopeo il 20 marzo 2023.

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Le motivazioni della sentenza di ergastolo inflitta lo scorso 30 gennaio a Francesco Pio Valda, insieme ad altri individui coinvolti a vario titolo, gettano una luce inquietante sulle conversazioni captate dagli inquirenti. Francesco Pio Maimone, 18 anni, si trovava in compagnia di amici quando fu mortalmente colpito al petto da un proiettile calibro 38 esploso da Valda durante una rissa scoppiata per futili motivi: un paio di scarpe da ginnastica griffate sporcate.

Maimone era completamente estraneo alla disputa tra gruppi di giovani legati alla criminalità organizzata.

Dalle registrazioni ambientali effettuate nell’abitazione dei Valda il 21 marzo, emergono in particolare i commenti di Luigi Valda, fratello dell’omicida, che era (e lo è ancora) in carcere, e della sorella Giuseppina, detta Pina, presente al momento dell’omicidio. “Un altro carcerato… é finita”, commenta Luigi con la sorella in riferimento all’arresto di Francesco Pio, rintracciato in un’abitazione fatiscente nel quartiere Ponticelli.

Gli inquirenti, che stavano monitorando la famiglia Valda nell’ambito di un’altra indagine, hanno così potuto ascoltare i loro sconcertanti commenti sull’accaduto. Significativa la preoccupazione di Pina Valda per la possibile contestazione dell’aggravante mafiosa, timore non condiviso dal fratello che definiva l’omicidio un “reato comune”.

“Può darsi pure che è un’associazione con voi… con il clan”, osservava Pina, previsione che si è poi rivelata fondata portando all’ergastolo.

Anche in Luigi Valda, ad un certo punto, affiora il timore di gravi conseguenze per il fratello, soprattutto quando menziona il sostituto procuratore della Dda Antonella Fratello: “se quella lo mette l’articolo 7 me lo porta qua a mio fratello, me l’ha rovinato una vita”.

Il cinico commento di Luigi Valda

Nelle motivazioni della sentenza, i giudici stigmatizzano duramente le frasi pronunciate da Luigi Valda, definendole un tentativo di “cinicamente minimizzare l’accaduto banalizzando la morte dell’innocente Maimone alla stregua di ‘un danno collaterale’ dell’eterna guerra criminale combattuta nelle strade, guerra che poteva coinvolgere anche gli innocenti”.

Meno cinica appare invece Pina Valda, le cui parole, pur nella drammaticità della situazione, confermano agli investigatori la futilità del movente: “non mi sono sentita bene quando ho visto la mamma di quel ragazzo… Mamma mia cosa ha combinato… Ma poi dico io ‘stronzo, ma per un paio di scarpe? Le scarpe si lavano… povero ragazzo (riferendosi alla vittima) per senza niente (senza che ci fosse una ragione) hai capito che stava per i fatti suoi?”.

Le intercettazioni e le motivazioni della sentenza offrono un quadro desolante di una mentalità che sembra normalizzare la violenza e la perdita di vite innocenti in un contesto criminale radicato nel territorio.

Nella foto da sinistra Luigi Valda, Giuseppina Valda, Francesco Pio Valda e la vittima innocente Francesco Pio Maimone)

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 30 Aprile 2025 - 13:19

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