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Camorra a Pianura: ecco chi sono i 18 indagati del blitz

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Napoli – È di 18 indagati e 11 arresti il bilancio dell’operazione condotta all’alba di oggi dalla Squadra Mobile di Napoli, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia, nei quartieri di Pianura e Fuorigrotta.

Il blitz ha portato alla luce le dinamiche di potere della cosiddetta “nuova camorra di Pianura” e ha permesso di ricostruire l’agguato costato la vita ad Antonio Gaetano, 20enne ucciso a Mergellina nel marzo 2023.

Secondo quanto emerso dalle 200 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip del Tribunale di Napoli, i destinatari delle misure cautelari sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi da fuoco.

In carcere anche il presunto killer di Gaetano, Emanuele Bruno, 23 anni, detto “Recchiolone”, che avrebbe esploso sei colpi d’arma da fuoco contro il giovane mentre si trovava a bordo di un’auto in compagnia di due amici, nella zona della movida sul lungomare di Napoli. La vittima morì dodici giorni dopo in ospedale.

L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito della faida tra il clan Marsicano-Esposito e una nuova consorteria criminale guidata dalla famiglia Carillo, in lotta per il controllo dello spaccio e delle estorsioni a Pianura. Le indagini hanno anche rivelato che uno dei capi storici del clan Marsicano-Esposito, pur detenuto, continuava a dirigere le attività del gruppo utilizzando un cellulare introdotto illegalmente in carcere.

Omicidio del baby boss Antonio Gaetano, la vendetta decisa dal carcere

Un ordine di vendetta partito dal carcere ha riacceso la faida tra clan rivali nel quartiere di Pianura.

Il provvedimento, firmato dal Gip Luca Battinieri su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, fa emergere nuovi dettagli su un regolamento di conti maturato all’interno di un contesto criminale feroce e spietato.

Secondo quanto emerso dalle indagini, a sparare la notte del 12 marzo 2023 sarebbe stato Emanuele Bruno, all’epoca 23enne, considerato dagli inquirenti “un soggetto di allarmante pericolosità sociale, nonostante la giovane età”.

Soprannominato “Recchiolone”, Bruno avrebbe colpito Gaetano con almeno sei colpi di pistola calibro 9, mentre quest’ultimo si trovava a bordo di un’auto parcheggiata a spina di pesce. La vittima, seduta sul lato passeggero anteriore, è stata colpita non appena scesa dalla vettura. Alla guida c’era un amico 27enne, che ha cercato inutilmente di soccorrerlo e che, successivamente, avrebbe tentato di depistare le indagini distruggendo il proprio cellulare e fornendo false informazioni.

Ma il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare nei rapporti tra clan rivali. Emanuele Bruno, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe legato al gruppo criminale Carillo, contrapposto ai Marsicano-Esposito-Calone.

Proprio da una cella del carcere, Emanuele Marsicano – ritenuto elemento di vertice dell’omonima famiglia – avrebbe ordinato la vendetta contro Bruno, utilizzando un telefono cellulare clandestino. A confermare questa dinamica, alcune intercettazioni ambientali e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che hanno contribuito a identificare il presunto killer.

Oltre a Bruno e Marsicano, tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche il padre della vittima, la madre, due zii e un cugino, ascoltati dagli inquirenti poco dopo l’agguato all’ospedale San Paolo di Napoli. Tra gli arrestati anche Patrizio Cuffaro, considerato il capo del gruppo Carillo e già detenuto per un duplice omicidio.

L’inchiesta della Squadra Mobile, coordinata dalla DDA, restituisce uno spaccato inquietante della guerra di camorra che da anni insanguina le strade di Pianura, alimentata da vendette incrociate, ambizioni criminali e una violenza sempre più precoce.

Gli indagati nell’inchiesta:

  1. Roberto Allocca (Napoli, 5/12/1970)
  2. Beniamino Ambra (Napoli, 5/2/1987)
  3. Giuseppe Ambrosio, detto Bonolis (Napoli, 29/5/1970)
  4. Alfonso Bruno (Napoli, 26/1/1978)
  5. Emanuele Bruno, detto Recchiolone (Napoli, 4/5/2001)
  6. Antonio Campagna, detto Sasà (Napoli, 14/6/1979)
  7. Rosario Castello (Napoli, 9/10/1986)
  8. Giuseppe Ceci (Napoli, 16/4/1985)
  9. Vincenzo Cuciniello, detto Biondo (Napoli, 29/1/1997)
  10. Patrizio Cuffaro (Napoli, 22/7/1984)
  11. Marco De Martino (Napoli, 4/10/2000)
  12. Mario Fiscarelli (Napoli, 20/12/1982)
  13. Gennaro Gaetano (Napoli, 14/3/1981)
  14. Salvatore Gramillo, detto Cocò (Napoli, 15/11/1993)
  15. Luca Improta, detto ’o Niro (Napoli, 17/9/2003)
  16. Salvatore Luongo, detto Francese (Napoli, 3/12/1993)
  17. Emanuele Marotta, detto Pippone (Napoli, 30/7/1993)
  18. Emanuele Marsicano (Napoli, 6/12/1997)

L’inchiesta conferma l’estrema pervasività dei clan sul territorio napoletano di Pianura e la sua capacità di riorganizzarsi anche dopo duri colpi inflitti dalle forze dell’ordine.


Articolo pubblicato il giorno 14 Aprile 2025 - 18:19


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1 commento

  1. L’operazione a Napoli e stata molto importante per la città e per la lotta alla criminalità. Ma la situazione rimane molto complicata, specialmente nei quartieri come Pianura dove i clan continuano a operare senza sosta. È necessario un intervento più deciso.

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