Napoli – Poche riduzioni di pena e condanne pesanti per il clan Reale del rione Pazzigno di San Giovanni a Teduccio.
La Corte d’Appello di Napoli, chiamata a esprimersi nuovamente dopo il ricorso della Cassazione, ha confermato un quadro accusatorio severo nei confronti degli imputati, infliggendo cinque condanne con pene significative.
I giudici hanno condannato Antonio Reale (classe 1990) a 28 anni e 4 mesi di reclusione e Antonio Reale (classe 1991) a 26 anni e 8 mesi. Per Patrizio Reale e Vincenzo Reale, la Corte ha escluso un ruolo di vertice nell’organizzazione criminale, riducendo la loro pena a 11 anni e 8 mesi.
Pasquale Reale è stato condannato a 12 anni e 6 mesi, mentre Salvatore Nurcaro, noto per essere sopravvissuto all’agguato di Piazza Nazionale, ha ricevuto una condanna a 18 anni di carcere.
In primo grado, il processo si era svolto dinanzi alla settima sezione penale del Tribunale di Napoli, con il pubblico ministero che aveva avanzato richieste di pena particolarmente severe. Tra queste:
Antonio Reale (1991): 30 anni di carcere
Vincenzo Reale: 27 anni
Salvatore Nurcaro: 30 anni
Patrizio Reale: 27 anni
Pasquale Reale: 28 anni
Mario Reale e Antonio Reale (1990): 30 anni ciascuno
Diversi altri imputati con pene tra i 9 e i 18 anni
La Procura aveva invece chiesto l’assoluzione per Anna Presutto, Francesco Rinaldi e Pasquale Esposito dall’accusa associativa.
Il processo, come ha ricordato Il Roma, trae origine da un’operazione della polizia scattata nell’agosto del 2019, quando furono eseguite misure cautelari nei confronti di presunti affiliati del clan Reale-Rinaldi, accusati di traffico di droga, estorsioni e detenzione illegale di armi. Le indagini avevano svelato il controllo delle piazze di spaccio da parte del clan, in un contesto di guerra di camorra con i Mazzarella per il predominio sul territorio.
Tra i nomi di spicco figura anche Salvatore Nurcaro, ritenuto uno dei vertici del clan Reale. Il 3 maggio 2019, l’uomo rimase ferito in un agguato in Piazza Nazionale, un episodio che sconvolse l’opinione pubblica poiché, nel corso dell’attacco, venne colpita per errore la piccola Noemi, allora di soli quattro anni. L’attentato sarebbe stato legato a un debito di Nurcaro nei confronti del clan Formicola.
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