Reggio Emilia – A distanza di 27 anni dall’omicidio commesso a Napoli nel 1998, Luigi Giuliano, nipote e omonimo del noto boss di Forcella, è stato arrestato e condotto nel carcere di Reggio Emilia per scontare una condanna definitiva a 16 anni di reclusione.
La sentenza, emessa dalla Corte di Assise di Napoli nel novembre 2021 e confermata in Appello, è diventata esecutiva lo scorso 7 gennaio, dopo il rigetto del ricorso da parte della Corte di Cassazione.
Luigi Giuliano, 52 anni, era lontano dai riflettori della criminalità organizzata, un mondo che aveva conosciuto da giovanissimo, a soli 13 anni. Trasferitosi a Reggio Emilia, aveva cercato di ricostruirsi una vita lontano dalle ombre del clan di famiglia.
Tuttavia, nel novembre 2020, era finito nuovamente al centro delle cronache locali per una violenta aggressione avvenuta in pieno giorno in un negozio di via Fratelli Cervi. Durante una lite scoppiata per motivi di gelosia, Giuliano aveva colpito un uomo con otto fendenti, sferrati con un coltello di piccole dimensioni davanti a diversi testimoni.
La vittima era il compagno di una donna con cui Giuliano aveva avuto una relazione in passato. Per quell’episodio, era stato condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione per lesioni aggravate.
Ma è il passato a riacciuffarlo. L’omicidio per cui è stato condannato risale al 9 luglio 1998, quando a Napoli perse la vita un uomo. Dopo un lungo iter giudiziario, nel 2021 la Corte di Assise di Napoli lo ha riconosciuto colpevole, infliggendogli una pena di 16 anni di carcere e 3 anni di libertà vigilata.
La sentenza, confermata in Appello e poi dalla Cassazione, ha portato all’emissione di un ordine di carcerazione da parte della Procura di Napoli, eseguito ieri pomeriggio dai Carabinieri della stazione di Reggio Emilia Principale.
Luigi Giuliano è nipote dell’ex re di Forcella, il boss Luigi Giuliano, figura storica della Camorra napoletana, noto anche per aver ospitato Diego Armando Maradona nella sua abitazione negli anni ’80. Una foto iconica ritrae il campione argentino mentre si rilassa in una vasca da bagno a forma di conchiglia, simbolo di un’epoca in cui il potere del clan era al suo apice.
Ora, a distanza di decenni, il nipote si ritrova a fare i conti con il peso di un cognome ingombrante e con una condanna che lo riporta dietro le sbarre. La sua storia, tra passato e presente, è un’altra tessera nel complesso mosaico della lotta alla criminalità organizzata, che continua a segnare vite e destini, anche a migliaia di chilometri da Napoli.
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