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Doppia Curva, i regali dei calciatori dell’Inter al gestore dei parcheggi

Milano, indagini della Dda rivelano i legami tra il mondo del calcio e Giuseppe "Pino" Caminiti, arrestato per i suoi legami con la 'ndrangheta. Biglietti, maglie e posti auto: il sistema degli scambi nel sottosuolo di San Siro.
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La recente inchiesta “Doppia Curva” della Dda di Milano sulle infiltrazioni della criminalità nel mondo del tifo di Milan e Inter ha rivelato che alcuni calciatori dell’Inter, tra cui Barella e Çalhanoglu, sono risultati in contatto con un noto pregiudicato legato alla ’ndrangheta.

Questa scoperta ha sollevato interrogativi sulla gestione delle relazioni personali dei atleti e sulla sicurezza del club.

L’inchiesta, che coinvolge vari sportivi, ha messo in luce come la linea sottile tra amicizie e potenziali problematiche legali possa compromettere l’immagine e la reputazione dei giocatori.

Gli investigatori stanno analizzando i dettagli delle comunicazioni tra i calciatori e il soggetto individuato, cercando di determinare il grado di coinvolgimento e eventuali ripercussioni legali.

Tutti all’Inter cercavano Pino. E Pino c’era, sempre disponibile, per tutti. Allenatori, calciatori, ex giocatori, dirigenti: un’intera galassia di nomi noti del calcio che, attraverso Giuseppe Caminiti, 54enne originario di Taurianova, otteneva accessi privilegiati al parcheggio sotterraneo di San Siro.

Un favore in cambio di biglietti, maglie firmate, video di auguri o semplicemente un “grazie” da ripagare in futuro. Un sistema di relazioni che, però, nascondeva un lato oscuro: i radicati legami di Caminiti con la ‘ndrangheta e la protezione di Giuseppe “u dutturicchiu” Calabrò, figura di spicco del crimine organizzato.

Il regno sotterraneo di Pino

Arrestato a fine settembre nel corso di una maxi-operazione della Dda milanese, Caminiti era considerato il “re” del parcheggio di San Siro. Un regno costruito non solo sulla sua capacità di fare favori, ma anche sulla forza dei suoi legami malavitosi. “Facciamo la guerra, se toccano il lavoro”, avrebbe detto, riferendosi alla protezione garantita da Calabrò. Le indagini, supportate dalle analisi del suo cellulare condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, hanno portato alla luce una fitta rete di contatti nel mondo del calcio, rivelando quanto questo ambiente sia permeabile alla malavita organizzata.

I favori e gli scambi

Tra i messaggi analizzati, spiccano quelli con Tommaso Inzaghi, figlio e procuratore dell’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi. “Ci sei sempre stato accanto — scrive Tommaso — cercherò sempre di farti un favore… io e mio padre”. E il favore arriva: un biglietto introvabile per il match Inter-Lazio del maggio 2024. Con Hakan Çalhanoglu, invece, è un continuo scambio di “frate”, “bro” e cuoricini, mentre Davide Frattesi si assicura un posto auto per la madre in cambio di una maglia firmata: “Grande Pinù, la maglia è tua”.

Alessandro Bastoni non è da meno: promette una maglia (“te la lascio stasera”) e regala “3 braccialetti per hospitality” al padre del difensore. Nicolò Barella, invece, si preoccupa di un cugino e di un cognato: “Stasera ti darò quella cosa che ti ho promesso”, assicura il centrocampista. E i toni confidenziali non cambiano con i dirigenti interisti, come Claudio Sala, responsabile della sicurezza, o Paolo Bordogna, addetto alla sicurezza dello stadio Meazza.

Un sistema consolidato

Quello che emerge dalle indagini è un sistema di favori e scambi ben oliato, dove il parcheggio di San Siro diventa merce di valore. Un posto auto può valere una maglia firmata, un biglietto per una partita, o semplicemente un “grazie” da ripagare in futuro. E Caminiti, con la sua rete di contatti e la protezione della ‘ndrangheta, era l’uomo giusto per ottenere tutto questo.

Le indagini non hanno rilevato reati penali direttamente collegati ai calciatori o ai dirigenti, ma hanno messo in luce un meccanismo pericoloso: la facilità con cui la malavita organizzata può infiltrarsi nel mondo del calcio, sfruttando relazioni personali e piccoli favori. Un sistema che, sebbene apparentemente innocuo, rischia di aprire porte a influenze ben più oscure.

Adesso, con Caminiti in carcere e le indagini ancora in corso, il mondo del calcio si interroga su quanto sia estesa questa trama e su come proteggersi da future infiltrazioni. Perché, come dimostra questa vicenda, a volte il pericolo non arriva dai grandi scandali, ma dai piccoli favori fatti nel sottosuolo di uno stadio.

 Risposte dal club

L’Inter, in tale contesto, si è dichiarata disponibile a collaborare con le autorità competenti e ha affermato di prendere molto seriamente la questione. Un portavoce del club ha sottolineato che “la sicurezza e l’integrità dei nostri giocatori sono fondamentali”.

 


Articolo pubblicato da Erminia Iuliano il giorno 14 Febbraio 2025 - 10:20


Commenti (1)

L’articolo mette in evidenza un problema serio nel calcio. La relazione tra atleti e criminalità organizzata è preoccupante e potrebbe avere conseguenze per l’immagine del club. Sarebbe utile ulteriori misure di sicurezza per proteggere i giocatori.

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