Il primo febbraio prossimo, alle ore 10, presso la Prefettura di Napoli, il prefetto Michele di Bari presiederà una riunione di approfondimento sulla tematica della Terra dei Fuochi.
Parteciperanno i rappresentanti della Regione Campania, della Città metropolitana, delle Forze dell’ordine, dell’associazionismo e di tutti gli interlocutori istituzionali interessati.
“Quella della Corte europea dei Diritti Umani è senz’altro una buona sentenza, ma incompleta e tardiva. Serviva rendere obbligatorie le bonifiche, e riconoscere il risarcimento anche economico per le vittime”.
Lo ha detto il vescovo di a, monsignor Antonio Di Donna, esprimendo le proprie congratulazioni “alla Corte Europea perché viene riconosciuto da una sede autorevole il rischio gravissimo che si corre nelle nostre terre”.
“Ci sono però voluti malati e morti, lotte contro il negazionismo di chi negava il nesso tra disastro ambientale e l’insorgere di malattie tumorali – ha proseguito il presule – e ci rallegriamo perché la Corte riconosce l’inadempienza dell’Italia.
Va sottolineato però il grave ritardo con cui è stata emessa questa sentenza: ci sono voluti i ricorsi di 41 persone e 5 associazioni e la sentenza ha un grave limite perché ancora una volta getta la croce su un territorio, quello tra Napoli e Caserta come se fosse l’unica terra dei fuochi.
Ma non è così: come Chiesa ci stiamo battendo da tempo perché in Italia non si parli di ‘Terra’, ma di ‘Terre dei fuochi’, in quanto ci sono ben 50 siti inquinati, basti pensare alla sostanza Pfas che ha inquinato le acque del territorio tra Vicenza, Verona e Padova”. Di Donna, inoltre, ha sottolineato che nella sentenza della Cedu manca “l’obbligo, l’imposizione all’Italia di procedere alle necessarie bonifiche delle quali non si vede neanche l’inizio”.
“Dal momento che siamo in sede giuridica – ha concluso il vescovo – la Corte Europea se riconosce che l’Italia ha sottovalutato il rischio, avrebbe anche dovuto imporre forme di risarcimento a chi ha subito per i danni di quella devastazione. Insomma, una buona sentenza senz’altro, non è mai troppo tardi, ma a mio parere è anche tardiva ed incompleta”.
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