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Truccavano i quiz dei concorsi a Benevento: condannati 4 vigili del fuoco

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Durante il lockdown imposto dall’emergenza Covid, un’automobile ufficiale dei Vigili del Fuoco veniva usata per consegnare pen drive contenenti le banche dati delle domande concorsuali a candidati selezionati, in cambio di ingenti somme di denaro.

Il Tribunale di Benevento ha emesso la sentenza di primo grado nel processo che ha smascherato un sistema di corruzione legato ai concorsi per l’accesso nelle forze dell’ordine. Coinvolte figure di spicco dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri. La corte, presieduta da Rotili con i giudici Monaco e Nuzzo, ha inflitto pene a quattro imputati che avevano scelto il rito abbreviato.

Le condanne più pesanti sono state assegnate a Claudio Balletta, 69 anni, funzionario del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di Roma, e Antonio De Matteo, 72 anni, ex funzionario in pensione dei Vigili del Fuoco di Benevento: entrambi condannati a 8 anni di reclusione.

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Giuseppe Sparaneo, 55 anni, funzionario in servizio a Benevento, ha ricevuto una pena di 6 anni e 2 mesi, con attenuanti per la collaborazione prestata. Vito Russo, 42 anni, carabiniere in servizio a Roma, è stato condannato a 4 anni e 4 mesi per tre episodi di corruzione, ma è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere contestata agli altri.

Nonostante la gravità delle accuse, il Tribunale ha assolto De Matteo, Balletta e Sparaneo da otto capi di imputazione "perché il fatto non sussiste". Sparaneo è stato inoltre scagionato da due ulteriori accuse "per non aver commesso il fatto". La sentenza ha stabilito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per De Matteo, Balletta e Sparaneo, mentre Russo è stato interdetto per cinque anni.

L’indagine, condotta dal pm Francesco Sansobrino e dalla Guardia di Finanza, ha rivelato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla manipolazione dei concorsi pubblici per l’accesso ai corpi di Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri e Vigili del Fuoco. Tra i metodi utilizzati, l’uso di mezzi ufficiali per distribuire le banche dati a pagamento, con transazioni che coinvolgevano non solo i candidati, ma anche i loro familiari e, in alcuni casi, aspiranti a concorsi ancora non banditi.

L’inchiesta ha portato all’emissione di avvisi di chiusura indagini per 110 persone tra candidati e familiari, accusati di vari reati legati alla corruzione e all’irregolarità nei concorsi. Tra i legali coinvolti nel processo figurano Antonio Leone, Gerardo Giorgione, Domenico Chindamo, Vincenzo Sguera e Francesco Golia.

Articolo pubblicato il 21 Novembre 2024 - 20:12 - Gustavo Gentile

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