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X (Twitter) Multata di 1,35 Milioni di Euro per Violazione del Divieto Pubblicitario sul Gioco d’Azzardo in Italia

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Non è una novità sentire di sanzioni a colossi del web in Italia. L’ultimo a farne le spese è X (Twitter) punito per aver sostanzialmente permesso ad account Premium di fare pubblicità indiretta al gioco d’azzardo. Con gli esperti di TestCasinos.org, abbiamo analizzato la situazione e indagato sull’accaduto. Il problema principale risulta essere proprio la spunta blu su nove profili che, in qualche modo, promuovevano il gioco.

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Insomma, non è che la stessa X (Twitter) abbia direttamente promosso il gioco ma ha ritenuto gli account incriminati in linea con i criteri di sicurezza, correttezza e veridicità. In altre parole, la compagnia di Elon Musk è stata ritenuta complice o comunque è venuta meno al suo ruolo di controllore dei propri utenti. Il totale di 1,35 milioni di euro è la somma dei 150mila euro di multa per ciascuno dei nove account.

Agcom si rivolge alle piattaforme dei social media

X twitter multata

 

Il nocciolo della questione è la pubblicità a giochi d’azzardo che è proibita in qualsiasi forma e su qualsiasi piattaforma, indipendentemente che questa sia fisica o virtuale. Questo include media tradizionali come radio e TV, eventi live come concerti o partite di calcio, fino ad arrivare ai social media. Ed è proprio su questi ultimi che le multe Agcom si stanno concentrando di recente.

Qualcosa di simile è accaduto anche a Facebook, Instagram, Google, Twitch e YouTube. I marchi Meta sono quelli ad aver ricevuto la multa più alta con 5,5 milioni di euro. L’Agcom ha scoperto 18 profili e oltre 30 video, tra le due piattaforme, interamente dedicati alla promozione del gioco d’azzardo. A Google, invece, è andata meglio con soli 700mila euro per aver permesso questo tipo di pubblicità su un canale YouTube.

Tutti i casi, fin’ora, riguardano lo status “Verified” (verificato) degli account in questione, come a voler spingere i giganti del web a prestare più attenzione a quanto pubblicato sulle loro piattaforme. O quantomeno a non taggare come sicuri e verificati account che in realtà non lo sono.


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