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Le spedizioni punitive nel carcere minorile Beccaria fatte dal gruppo di agenti penitenziari napoletani



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Sono 12 i ragazzi vittime individuati finora costretti a subire violenze di ogni genere dal gruppo di agenti della polizia penitenziaria nel carcere minorile Beccaria di Milano.

Per questo che 13 agenti di Polizia Penitenziaria, tutti tranne uno in servizio, sono stati arrestati ieri, mentre otto, inclusi l’ex comandante Francesco Ferone, sono stati sospesi dall’incarico. Complessivamente, sono 25 gli indagati per un presunto “sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni” e spedizioni “punitive” nel carcere minorile Beccaria di Milano.

Secondo quanto ricostruito dalle procure, gli agenti avrebbero imposto le loro “regole di civile convivenza nel carcere”, creando un clima di terrore e angoscia tra i ragazzi detenuti. Le accuse vanno da lesioni personali aggravate a tentata violenza sessuale, con reati anche per omissione, tortura, maltrattamenti, e falso ideologico.


L’indagine è partita dalle segnalazioni del consigliere comunale David Gentili e del Garante dei diritti dei detenuti di Palazzo Marino, Francesco Maisto. Si è concentrata su una serie di aggressioni avvenute tra il 2022 e il 2024, che coinvolgevano principalmente minori detenuti. Gli agenti avrebbero commesso le violenze impunemente, alterando le relazioni di servizio e falsificando gli atti.

Alcuni episodi sarebbero stati così violenti da lasciare segni evidenti sulle vittime, mentre altri avrebbero provocato danni psicologici duraturi.

Uno dei casi più gravi riguarda una spedizione punitiva nei confronti di un ragazzo che aveva reagito alle molestie sessuali di uno degli agenti. Sei agenti lo avrebbero brutalmente picchiato, lasciandolo ferito e nudo in una cella di isolamento per ore. Altri episodi documentati includono pestaggi in dieci contro uno e tentativi di violenza sessuale.

La gip Stefania Donadeo ha accolto le richieste di misura cautelare, condividendo la gravità delle accuse e la necessità di garantire il rispetto della legge e dei diritti umani nel sistema carcerario.

“Esiste un sistema nel carcere Beccaria per educare i minori detenuti”

Secondo il giudice  “esiste un sistema nel carcere Beccaria per educare i minori detenuti”, un “sistema conosciuto e riconosciuto da tutti” quelli che “vivono in un ambiente condizionato dall’angoscia continua di poter essere pestati per essere educati”. 

Come emerge dall’ordinanza, dalle testimonianze e dalle immagini delle telecamere, “che parlano” e che sono “devastanti”, e dalle intercettazioni, nella “sequenza” delle violenze ce ne è una ritenuta “la più grave”: si tratta della spedizione punitiva nei confronti di un ragazzo che aveva la colpa di aver reagito alle molestie sessuali di una delle guardie.

In sei – il capoposto Gennaro Mainolfi, soprannominato “Mma perché picchiava forte”, Roberto Mastronicola, Federico Masci, Giuseppe di Cerbo, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano, tutti ora in carcere – dopo averlo reso inoffensivo con spray al peperoncino spruzzato negli occhi, lo avrebbero insultato e preso a calci e pugni ovunque e, “una volta a terra”, lo avrebbero ammanettato e colpito, mentre lui tentava di difendersi con un pezzo di piastrella.

Poi, lo avrebbero portato al piano terra “in una cella di isolamento” dove lo avrebbero denudato e, sempre con le manette ai polsi, preso a cinghiate fino a farlo sanguinare, per poi lasciarlo là a terra, senza coperte o indumenti per un’ora. E il mattino successivo ancora insulti e botte.

Anche se alcune aggressioni sarebbero avvenute in stanze prive di videosorveglianza, tante altre sono venute alla luce dai racconti e dai filmati: pestaggi in dieci contro uno, “mazzate” o con la punta degli stivali o con calci assestati al volto con gli anfibi, fino al punto da farli svenire oppure da fare così male da non poter dormire la notte. In alcuni casi la tecnica usata sarebbe stata tale da non lasciare il segno. E in più sputi e insulti anche a sfondo razzista.

Fra loro anche uno dei 7 ragazzi evasi nel pomeriggio di Natale 2022. Forse – è l’ipotesi per ora non corroborata da prove – nel tentativo di scappare dal picco di “vessazioni” che avvengono nel mese che precede la fuga: il 18 novembre 2022 un giovane viene aggredito con botte e sputi da 7 agenti che gli provocano la lussazione di una spalla;

il 19 dicembre un altro detenuto minore viene preso a schiaffi, pugni e sbattuto a terra fino a “farlo sanguinare dalla bocca”; il 22 dicembre un terzo ragazzo subisce un’aggressione dopo un periodo di isolamento, con tentativi di “strappargli” il piercing dalla pancia, calci e pugni in testa che gli lasciano il segno di una “scarpata” e “l’impronta dello stivale” sulla “nuca”.

Dagli atti “emerge la totale naturalezza con cui gli agenti di custodia commentano i pestaggi”, si legge nelle 128 pagine di ordinanza. I detenuti venivano messi nelle “celle di isolamento” completamente “privi di vestiti”. Un giovane ha raccontato di esserci rimasto per “dieci giorni”. Non episodi isolati ma un “sistema”, secondo la gip, che ha potuto godere di appoggi e coperture.

 Il comandante Ferone, sospeso, copriva le torture

“Ferone non li ha mai dati gli atti alla polizia giudiziaria – dicono due agenti intercettati parlando dell’ex comandante, sostituito in quelle settimane dalla nuova dirigente Manuela Federico -. No, sta’ cosa non gliel’ha mai fatta vincere. Questo è sicuro”. Anche il nuovo direttore del carcere dal dicembre 2023, Claudio Ferrari, non entra nelle grazie dei poliziotti.

Perché vuole “fare sul serio” e “acquisire le immagini delle telecamere che riprendono i pestaggi”. È “tutto scemo”, dicono due indagati. “Non esiste. Tu sei il direttore, tu ci devi proteggere, punto. Per un marocchino di mer** che manco parla l’italiano. Cioè ci ha fatto rapporto? Dobbiamo mandare 50 giorni di malattia. Tutti quanti, perché non esiste”.

Uno dei giovani detenuti sarebbe quindi stato condotto al piano di sotto dove poco dopo avrebbe cominciato a gridare all’amico: “mi stanno picchiando, stai attento che vogliono picchiare pure te”. Infatti una volta che gli agenti sono ritornati nel reparto, Roberto Mastronicola, pure lui ora in carcere, “apriva la finestra del blindo”, chiedeva al ragazzo vittima di approcci sessuali “di avvicinarsi e gli spruzzava negli occhi uno spray al peperoncino”.

A questo punto in sei, i primi due assieme a Federico Masci, Giuseppe di Cerbo, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano (anche loro tra i destinatari dell’ordinanza), avrebbero insultato e preso a calci e pugni “su tutto il corpo” il minorenne e, “una volta steso a terra”, lo avrebbero ammanettato e continuato a “colpirlo”, strappandogli la maglietta, mentre lui tentava di difendersi con un pezzo di piastrella.

Poi lo avrebbero portato al piano terra “in una cella di isolamento” dove lo avrebbero spogliato “lasciandolo completamente nudo” e con le manette, per poi prenderlo a cinghiate fino a farlo sanguinare. E ancora tanti calci e infine lo avrebbero lasciato lì per terra, senza coperte o indumenti per un’ora. Il mattino successivo, quando hanno trasferito il ragazzo dalla sua cella a un’altra, ancora calci e insulti: “sei un figlio di p…, sei un arabo zingaro, noi siamo napoletani, voi siete arabi di m…”.


Articolo pubblicato il giorno 23 Aprile 2024 - 08:09


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