Casavatore. Festa dei Gigli: parte la questua. Occhi puntati della Questura di Napoli dopo la locandina pubblica (in foto) per l’annunciata questua indetta dai comitati Campanariello e Nuova Gioventù.
Stuoli di persone battono le strade della città, le donazioni accumulate serviranno (almeno si spera) per le spese della storica festa, per gli stendardi della paranza di appartenenza, a differenza delle opere di carità per i poveri o per le famiglie che si trovano in difficoltà economica che fa la chiesa. Così dal 21 aprile prossimo, l’invasione si ripeterà.
Almeno così annunciano dalla locandina. È un percorso lungo, di attesa e di preparazione. Le paranze curano in maniera maniacale i minimi dettagli e la costruzione del Giglio porta via energie sia fisiche che economiche.
Ma nel frattempo in attesa di tutte le autorizzazioni, in primo luogo quelle delle Questura, l’organizzatore Mauro Ramaglia, è già anticipato.
Infatti, ai sensi dell’art. 286. del TULPS: “Chi intende promuovere una questua o colletta deve farne domanda al Questore, indicando il relativo piano, la destinazione degli oggetti o dei fondi da raccogliere, i Comuni in cui deve essere fatta, la durata di essa e le generalità complete delle persone che ne sono incaricate. In nessun caso le questue o collette possono farsi per mezzo di persone di età minore o di non buona condotta morale e politica, né in tempo di notte. Gli incaricati della questua o colletta devono essere muniti della carta di identità e di apposita tessera, da rilasciarsi dal Questore.
Il Questore può subordinare il rilascio della licenza al versamento, nel conto corrente della Prefettura, di una cauzione in misura proporzionata all’entità della somma o al valore degli oggetti, che secondo il piano progettato, si presume possa ricavarsi dalla questua o colletta.
La cauzione non può essere restituita se non consti che sia si completamente erogato il ricavato della questua o colletta, secondo il progetto approvato e le condizioni stabilite nella licenza. Le disposizioni del presente articolo, ad eccezione di quelle dei commi secondo e terzo, limitatamente per questo alla carta di identità, non si applicano alle normali questue effettuate dagli ordini religiosi mendicanti] (391)”.
Francesco Angrisani
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