Don Patriciello ai camorristi della bomba: “Vi perdono, ma cambiate vita”

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Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, denunciò l’oppressione della camorra in modo forte e chiaro, attirandosi l’ira dei clan criminali. Nel marzo del 2022, una bomba è stata fatta esplodere davanti al cancello della sua chiesa, come tentativo di intimidirlo.

L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, ha confermato le ipotesi sull’origine dell’attentato.

Patriciello si è espresso a riguardo, sottolineando la sua tristezza per l’evento e il suo ruolo di semplice prete di periferia che combatte con il Vangelo e la preghiera. Ha sottolineato la repulsione della criminalità organizzata verso la libertà e l’importanza di denunciare i loro crimini.

    Rivolge parole di sostegno alle forze dell’ordine e ai magistrati ma esprime l’amarezza nel vedere questi “fratelli” rinchiusi in carcere. Nonostante tutto, don Maurizio si mostra aperto al perdono e alla riconversione dei malavitosi, pregando perché possano cambiare vita.

    Vivere sotto scorta non è stato facile, ma Patriciello dimostra comprensione e speranza per il cambiamento.

    “Sono solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera. Non posseggo niente. Di che avevano paura queste persone che hanno scelto la via del male? In che cosa avrei potuto danneggiarli? I camorristi hanno bisogno del silenzio omertoso dei cittadini più del pane. Odiano la libertà.

    Tiranneggiano il nostro popolo. Lo vogliono condannare a morte. Ma non rinunciano all’ebbrezza di essere ipocritamente osannati e riveriti. Non vogliono bene a nessuno, nemmeno ai loro stessi figli, ai quali aprono le porte del carcere o del camposanto. Questi scempi vanno denunciati. Ad alta voce. L’ho fatto. A loro non piace. E arrivano le minacce”.

    “Queste creature che hanno scelto di angariare la gente e distruggere se stessi sono nostri fratelli. Saperli rinchiusi in carcere mi addolora. Per loro prego. Perché possono ritornare sulla retta via, guardare negli occhi i figli senza doversi vergognare.

    Mi avete costretto, fratelli camorristi, a vivere sotto scorta. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato. Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli. Vi benedico”, conclude.



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