La Suprema Corte di Cassazione dà ragione al Sindaco Luigi Maglione (nella foto) che resta primo cittadino. Entra in scena il capolavoro dell’avvocato amministrativista Antonio Parisi.
E’ arrivata attesa ma scontata, la sentenza della Cassazione che ha definitivamente dato ragione al primo cittadino Luigi Maglione citato in giudizio dal consigliere comunale di opposizione Del Prete (quest’ultimo condannato anche al pagamento delle spese di giudizio).
Un ennesima batosta per l’opposizione dopo il precedente rigetto del ricorso sempre per Cassazione proposto dall’ex sindaco Vito Marino (oggi esponente di minoranza) condannandolo, anche in questo caso, a circa 7mila euro di spese processuali.
Una storia che ha quasi dell’incredibile essendo uno dei pochi casi in Italia in cui un candidato sindaco (Maglione) riesce non solo a vincere in tutti i successivi gradi di giudizio, ma addirittura a capovolgere l’esito della tornata elettorale.Potrebbe interessarti
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Il nuovo ricorso respinto dagli ermellini era stato presentato da Del Prete contro il sindaco Luigi Maglione, i consiglieri Alberto D’Auria, Maria Marino, Fabio Machiella, Giuseppe Marco De Rosa, Tommaso D’Auria, Elsa Picaro (attuale assessore), Francesco Napolitano, Diego Moronese, Tiziana Bognanni, Pasquale Palmentieri, Vincenzo Acunzo, Claudio Caturano, Vito Marino, Giulia Marotta, Giovanni Russo, Elena Alessio, Elisabetta Puzone e Alessandro Sorrentino.
Oltre che contro il Comune di Casavatore, l’ufficio elettorale centrale e il Ministero dell’Interno avverso la sentenza del Consiglio di Stato del 2021 che aveva dato ragione all’attuale primo cittadino. Prima del decreto definitivo i giudici sul ricorso di Del Prete, avevano già ritenuto che i tre motivi del ricorso si appalesavano inammissibili determinando, così come prevede la legge Cartabia, in quaranta giorni la possibilità per il ricorrente di chiedere la decisione del ricorso al cui termine infruttuoso debba intendersi rinunciatario.
Pertanto, il giudice della Suprema Corte Margherita Cassano dichiarando estinto il giudizio di cassazione; ha condannato la parte ricorrente al pagamento, in favore della parte controricorrente, delle spese del giudizio di legittimità, che liquida in 2.500 euro per compensi, oltre alle spese forfettarie nella misura del 15%, agli esborsi liquidati in euro 200 ed agli accessori di legge. Insomma, aldilà del bon ton istituzionale tenuto da Vito Marino ben voluto in città, resta il dato che vede Maglione saldo al proprio posto legittimato in ben tre processi amministrativi.
B.G.










































































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