Quando i carabinieri gli hanno suonato alla porta di casa non ha reagito. "È sotto choc" racconta il legale di Andrea Cassarà, l'ex schermidore azzurro, 40 anni compiuti a gennaio, indagato dalla Procura di Brescia con l'accusa di produzione di materiale pedopornografico. I carabinieri di Brescia hanno raccolto la denuncia di una quindicenne che ha spiegato di essere stata ripresa venerdì scorso mentre era sotto la doccia al centro sportivo San Filippo di Brescia. La sua partita era appena finita.
L'adolescente ha fatto mettere a verbale di aver visto una mano che teneva un cellulare come se stesse riprendendola mentre era nuda sotto la doccia. Quando si è accorta del telefono ha urlato e poi, una volta vestita, è andata a parlare con la direzione del centro sportivo che le ha detto di sporgere denuncia. Lei non ha fatto il nome dell'ex atleta. Non ha visto chi teneva in mano il telefonino.
A Cassarà, che era al centro per una manifestazione, gli inquirenti sono arrivati guardando i video registrati dalle telecamere di sicurezza esterne alla palestra bresciana.Potrebbe interessarti
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Ora il difensore dell'ex atleta Enrico Cortesi nominerà un consulente per analizzare il cellulare dell'atleta. Passaggio dirimente ai fini di un'indagine molto delicata e sulla quale chi indaga mantiene il più stretto riserbo. Anche il legale di Cassarà ha scelto la via della prudenza spiegando che è "ancora troppo presto per parlare". Nel frattempo la Federazione Italiana Scherma ha ricevuto ufficialmente questa mattina informazione dal Centro Sportivo Carabinieri di una denuncia a carico del tesserato Andrea Cassarà.
"A seguito di ciò, la Federazione si è immediatamente attivata per trasmettere la comunicazione alla Procura Federale, al fine di avviare tempestivamente i procedimenti conseguenti", spiega in una una nota la Fis. Già nel 2007 l'azzurro, pluri campione olimpico, mondiale ed europeo in pedana a colpi di fioretto, finì nei guai con la giustizia. Venne accusato di atti osceni in luogo pubblico per aver mostrato le parti intime ad una ciclista in strada a Cremona.
Venne condannato a tre mesi in primo grado e a due in secondo, ma la Cassazione annullò l'ultima decisione rimandando agli atti ad un nuovo giudizio. Nel processo d'appello lo schermidore, che si è sempre proclamato innocente, fu prosciolto per sopraggiunta prescrizione, ma i giudici lo obbligarono al pagamento delle spese legali nei confronti della parte civile.



 
                                    

 



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