Banche, in buona e cattiva sorte: “Modello Bcc vincente, va riconosciuto”

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“Nella buona e nella cattiva sorte”. Nelle fasi di crescita economica, così come nei giorni drammatici dell’alluvione.

Le banche di credito cooperativo dell’Emilia-Romagna rivendicano un modo di stare sul territorio fatto di sportelli e relazioni dirette con la clientela fatta di famiglie e Pmi.

“Nella buona e nella cattiva sorte evoca il matrimonio, dove ci si promette di amarsi sempre: questa è la forza di una relazione stabile capace di rafforzarci nelle cose belle, ma anche di affrontare le inevitabili difficoltà”, riconosce il presidente della Cei, il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi nel videomessaggio che ha aperto i lavori del congresso “Banche di relazione nella buona e nella cattiva sorte”, organizzato dalla Federazione dell’Emilia-Romagna delle Bcc a Palazzo Varignana per i 140 anni del credito cooperativo.



    “Le Bcc sono banche di comunità e vivono all’interno dei territorio e seguono le dinamiche delle comunità nelle quali sono inserite. Lo abbiamo visto con l’alluvione”, ricorda Mauro Fabbretti, presidente della Federazione regionale delle Bcc. “Le nostre sono banche di comunità perché costituite da cittadini, perché non delocalizzano, contrastano lo spopolamento bancario, sostengono volontariato sociale e terzo settore, re-investono i loro utili sul territorio.

    La logica del ‘prendi e fuggi’ non ci riguarda, noi facciamo economia generativa e non estrattiva, per questo chiediamo con forza che la nostra specificità sia riconosciuta. Lo chiediamo in Europa, come in Italia”, scandisce Fabbretti. In effetti, il riconoscimento nell’ultimo periodo è arrivato, seppure a fronte di una intensa attività di pressing. Sia a livello europeo che italiano.

    “In Europa ha trovato accoglimento l’istanza che il credito cooperativo ha avanzato per il riconoscimento a fine giugno della proporzionalità (degli adempimenti richiesti dall’Ue alle banche, ndr), istanza portata avanti con grande competenza e determinazione da Federcasse Confcooperative e da tutta la cooperazione. Ricordiamo infatti come a maggio 2021 l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sia stata la prima in Italia ad aver accolto alcune proposte di modifica normativa in tema di proporzionalità tradotte in un emendamento poi inviato all’Unione europea. Esempio seguito da altre regioni”, ricorda il numero uno della Federazione.

    Venendo, invece, al dibattito italiano, “la tassa sugli extra-profitti che deve necessariamente escludere le banche di comunità come le nostre. È un’esigenza che ho espresso personalmente al vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, in occasione di un incontro a Forlì a fine agosto e che è stata tradotta in legge raccogliendo le nostre istanze solo pochi giorni fa: al posto del versamento le banche potranno destinare a riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta.

    Si tratta, di fatto, di un profondo cambio di paradigma che dimostra come il credito cooperativo sia vincente. Perché, per legge, almeno il 70% dell’utile delle Bcc va destinato a riserve indisponibili”, rivendica Fabbretti.

    Al congresso sono intervenuti la deputata Rosaria Tassinari e l’assessore al Bilancio e Rapporti con la Ue dell’Emilia-Romagna, Paolo Calvano, mentre hanno partecipato alle tavole rotonde gli europarlamentari Elisabetta Gualmini e Marco Zanni, il direttore di Federcasse Sergio Gatti, il presidente di Federcasse Augusto dell’Erba, il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, il presidente di Gruppo Bcc Iccrea Giuseppe Maino e il vicepresidente vicario del Gruppo Cassa centrale banca Carlo Antiga.

    Nei provvedimenti europei “è stato inserito il concetto di proporzionalità degli adempimenti: l’obiettivo è riconoscere il valore delle Bcc alle quali chiediamo di aggregarsi e a cui non possiamo chiedere di essere punite dal punto di vista delle loro caratteristiche strutturali”, sottolinea Gualmini.

    “Le grandi banche hanno vantaggi, ma abbiamo bisogno anche di un modello di banca territoriale che offre servizi che i cittadini chiedono e che i grandi gruppi bancari non possono fare”, sostiene Zanni. “Voglio dare una lettura politica al decreto Asset: c’è il riconoscimento pieno della diversità del nostro modello.

    A noi compete essere fedeli nella linea di attenzione al territorio e alle comunità. Siamo al centro di una situazione difficile, l’economia è imballata, l’aspettativa di crescita del Pil si è ridimensionata, di consegueza non cresce neanche il gettito. Registriamo forte aumento diversità e povertà: il Paese è spaccato in due, aumenta la parte di Paese che non ce la fa. Dobbiamo aiutare le Pmi a non morire, le dobbiamo accompagnare”, ammonisce Gardini.

    “Le Bcc sono banche di comunità, vicine alla comunità nei momenti più difficili. Per noi sono un partner nel Patto per il lavoro e per il clima, condividendo la strategia che prevede di fare in modo che anche le comunità più marginali siano al centro delle politiche pubbliche”, evidenzia Calvano. Le Bcc e le relative capogruppo hanno messo a disposizione 500 milioni di euro per la concessione di finanziamenti agevolati e moratorie sui mutui. A questi si aggiungono le donazioni a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione per un totale che oggi supera i 5 milioni di euro.

    “Anche e soprattutto nella cattiva sorte, il credito cooperativo ha risposto ‘presente’ alla richiesta di aiuto del territorio”, rimarca Fabbretti. La Federazione Bcc dell’Emilia-Romagna riunisce nove banche di credito cooperativo presenti in tutte le province della regione, in particolare in 161 comuni (in 12 dei quali sono l’unica realtà bancaria) con 350 sportelli (18% di quelli presenti in regione), 145.000 soci e 2.800 dipendenti.

    La raccolta diretta ammonta a 16,6 miliardi di euro, mentre gli impieghi alla clientela a 13,5 miliardi di euro, per una quota del 11% a livello regionale (che sale al 13,6% per le famiglie consumatrici e al 17,3% per le famiglie produttrici, con livelli medi del 24% per i servizi di alloggio e ristorazione e del 18% per l’agricoltura).

    BANCHE. “DOVE CI SONO LE BCC MENO DISEGUAGLIANZE”, STUDI LO MISURANO
    TORLUCCIO: CRESCITA PIÙ EQUA. BECCALLI: ANCHE PRESENZA SPORTELLI CONTA
    Vicinanza al territorio. Capillarità, capacità di sostenere imprese e famiglie, anche nelle aree della regione più svantaggiate. È il marchio di fabbrica delle imorese cooperative, che rivendicano come un trattto distintivo della loro attività la prossimità, non solo fisica, ai pripri clienti. Ma è un qualcosa che si può misurare?

    Lo ha fatto Giuseppe Torluccio, professore di Economia e finanza all’Università di Bologna con la ricerca “Il credito cooperativo in Emilia-Romagna: il valore della prossimità tra sviluppo economico e coesione sociale”, presentata a Palazzo Varignana in occasione del congresso “Banche di relazione nella buona e nella cattiva sorte” organizzato dalla Federazione dell’Emilia-Romagna delle Bcc.

    “Le banche cooperative hanno un ruolo positivo nel mantenere la redistribuzione della ricchezza. Hanno favorito la crescita omogenea del territori e i territori dove ci sono le Bcc hanno indicatori di diseguaglianza più bassi”, è la conclusione a cui giunge lo studio di Torluccio, che parte dalla constatazione che anche in in “Emilia-Romagna è in atto un processo di desertificazione sportelli, nelle aree interne ci sono comuni senza banche”.

    La ricerca utilizza vari indicatori, quello più importante è l’indice di concentrazione della ricchezza che aiuta a vedere se ci sono fenomeni di polarizzazione della ricchezza. “Alcuni territori con la presenza delle Bcc vedono fenomeni di polarizzazione meno intensi e una redistribuzione più equa della crescita”, spiega Torluccio. In quest’ottica lo studio evidenzia l’importanza della presenza degli sportelli.

    “Lo sportello aiuta le persone perché consente loro di trasmettere le proprie esigenze e alla banca di fornire servizi più tagliati sulle loro necessità. L’home banking non basta”, certifica il docente dell’Alma Mater. alle stesse conlusioni arriva un’altra ricerca presentata oggi da Elen Beccalli, preside della Facoltà di Scienze bancarie finanziarie e assicurative dell’Università cattolica di Roma. Le nove Bcc aderenti alla Federazione dell’Emilia-Romagna nel 2022 contavano 350 sportelli in 161 comuni: in 12 comuni quelle di credito cooperativo sono le uniche banche presenti.

    “Il tentativo del nostro studio è stato misurare il beneficio che questa vicinanza della banca al cliente può determinare, specie quando il cliente è una piccola e media impresa che ha bisogno di finanziamenti e spesso ha difficoltà di accesso al credito”, spiega Beccalli. “Abbiamo ottenuto un’evidenza che ci dimostra come la maggiore prossimità faciliti l’accesso al credito per piccole e micro imprese.

    Abbiamo visto come questo beneficio della vicinanza, soprattutto quando la Bcc è l’unica controparte possibile e questo avviene in un numero elevato di casi, si traduce in una migliore qualità dell’indebitamento”, aggiunge l’economista. “C’è ancora un valore associato alla presenza delle filiali, perché anche in un periodo di intensa trasformazione digitale, il beneficio della presenza della filiale determina la possibilità di una relazione di prossimità”, conclude la docente.


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