“Gli spari come quelli al monumento di Piazza Mercato sono un’espressione della violenza giovanile, la camorra non ha interesse a sparare contro un’opera d’arte”.
Lo ha detto l’assessore alla sicurezza del Comune di Napoli, Antonio De Iesu, commentando i colpi di pistola che hanno colpito ieri l’opera “Chiavi di Milot” che si trova da tre mesi in Piazza Mercato a Napoli.
“Conosco – ha detto De Iesu, ex questore e vice capo della polizia – l’evoluzione e l’involuzione della camorra dagli anni ’80 a oggi. La camorra vuole mantenere basso il profilo per fare i propri affari e le forze dell’ordine lavorano per operazioni di contrasto forte, come accaduto pochi giorni fa nei Quartieri Spagnoli contro i clan dello spaccio.
Ma sparare contro un’opera d’arte va invece inquadrato in un tema attualissimo, il disagio e la devianza giovanile. Si tratta di piccoli branchi, non parlerei di gang, come a Milano con i sudamericani.
Questi branchi fanno attività esecrabili a Napoli, con una carica di aggressività e violenza, senza un obiettivo. Bisogna lavorare sule cause che portano a fatti come gli accoltellamenti a 15 anni di giovani che vivono spesso in una dimensione digitale”.
“Su questo tema le indagini non sono sufficienti – spiega De Iesu – perché serve anche prendere in carica gli adolescenti se vivono in un ambiente degradato dal punto di vista familiare. Servirebbe un esercito di assistenti sociali: insieme all’azione di repressione deve infatti crescere la presa in carico di ragazzi e bimbi disagiati.
Ricordo in questo senso il Progetto Peter svolto alla Sanità, che funziona, però costa. Questa amministrazione sta lavorando al recupero dei tributi per investire in attività sociali, progetti concreti di assistenza agli adolescenti. Il tema infatti non è solo la repressione ma chiedersi come crescono i bambini”.
De Iesu parla anche della circolazione delle armi nei “branchi”: “Il circuito delle armi – spiega – non è facile da controllare. Le fonti di approvvigionamento sono varie, ce ne sono tante che vengono dalle guerre. L’arrivo delle armi è difficile da contrastare perché ha tantissime forme”.
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