Il Molière napoletano e lo Shakespeare tibetano al Campania Teatro Festival

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È la serata dei grandi classici rivisitati quella del 30 giugno al Campania Teatro Festival. A cominciare da “L’avaro immaginario”, lo spettacolo che Enzo Decaro, in scena con Nunzia Schiano e altri sei attori (Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Giorgio Pinto, Fabiana Russo, Ingrid Sansone, Luigi Bignone) ha adattato, mixando nel titolo i due capolavori del commediografo francese.

Un atto d’amore verso i commedianti d’arte, ma anche per il teatro di Peppino e Luigi De Filippo che quei testi hanno amato e frequentato sia pure con differenti approcci, dove il confine tra la rappresentazione e la vita è molto sottile. Sette quadri, un prologo e un epilogo, in scena alle 21.30 sul Palco Grande della Villa Floridiana. Un viaggio nel teatro, quello di Molière, un viaggio nel tempo, quello del Seicento, reale e immaginario, di Oreste Bruno da Nola e la sua famiglia.

È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che li ha costretti a cimentarsi in un avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza.

    L’avvicinamento anche fisico a Parigi, al teatro di Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia quotidianamente all’illustre “collega” e la forte connessione tra il mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo con quello francese di Molière si fondono con l’importante eredità del pensiero rivoluzionario di Giordano Bruno, lo zio prete del protagonista.

    Le musiche sono d’autore, quelle di Nino Rota da “Le Molière Immaginarie”, ma anche ispirate a villanelle e canzoni popolari del ‘600 napoletano.

    Molière chiama, Shakespeare risponde. Accade alle ore 20 al teatro Trianon Viviani, dove, nell’ambito della sezione Osservatorio, il programma prevede “La tragedia di Riccardo III o della morte e altri inganni”, tratto da “The life and death of King Richard the Third” che il regista Gianluca Bonagura ed Elvira Buonocore hanno adattato dal famoso dramma scespiriano, precipitando in una saggezza tutta orientale “il circuito degli opposti”. Lo spettacolo, interpretato da Edoardo Sorgente, è il primo capitolo di una trilogia, e racconta di quella frazione di secondo che racchiude la vita e la morte di Re Riccardo III, quello che secondo il Bardo Thodol, il libro tibetano dei morti, è l’attimo in cui si ha la possibilità di rivivere tutta la propria vita. In questa riscrittura, il tempo, e in particolare il tempo della morte, è protagonista assoluto e il disegno che ne viene fuori si muove sottile al fine di tracciare la lotta di Riccardo con il suo destino, il suo gioco sulla scacchiera del suo mondo. È attraverso questo tempo della morte — che è anche memoria e sogno, tempo in cui le illusioni sono più vive, le finzioni palpabili e si riesce a toccare con mano l’ambizione segreta, il diniego, lo sforzo — che vediamo come l’ambito trono altro non è, per Riccardo, che la ricerca del riconoscimento unanime della sua bellezza. Riccardo vuole essere amato. Le trame che lo conducono alla ricerca di questo amore sono fitte di omicidi e assassinii. E il riconoscimento, la corona, il potere, anche quando arrivano non hanno il sapore che lui immaginava o forse intimamente desiderava che avessero.

    Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni ed è possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli.

    Il Campania Teatro Festival, parte rilevante della rete Italia Festival e dell’EFA (European Festival Association), è finanziato dalla Regione Campania e si avvale anche di un contributo annuo del Ministero della Cultura per il suo schema multidisciplinare.



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