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Festa scudetto, Saviano: "Vorrei godermi la festa ma mi sento in esilio"

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"Mi sembra d’esser stato napoletano ancora prima di nascervi, come dice il portegno Borges della sua Buenos Aires. Napoli, oggi avrei voluto esser lì e godermi questa festa che sembra eterna.

Sentire ancora per una volta, una volta sola, che tutto è pretesto per celebrare, una scusa per gioire e cacciare la malinconia, cercar motivi per ricordare che si è gettati in questa vita per respirare e cercare luce".

Così sul proprio account Twitter, Roberto Saviano, scrittore e gran tifoso del Napoli, nel giorno della festa scudetto.

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"Oggi avrei voluto essere allegro, lo scudetto a questo serve: ad avere all’ordine del giorno il compito d’esser allegri, come un dovere di tutti.

Felici ancora per un giorno. Andare alla Pignasecca e Pasquale Scura, strisciare tra i Tribunali e Mezzocannone. Sbucare d’improvviso a Mergellina, rinnovare lo stupore del mare, identico, che conosci da quando hai imparato a star dritto sulle gambe, eppure quando ce l’hai all’orizzonte lo scopri nuovo", scrive ancora Saviano.

"Avrei voluto esser allegro ma non lo sono, la lontananza oggi ha il sapore dell’esilio irrimediabile, del bando, eppure basterebbe solo viversi ed essere lí facilmente, se avesse la mia vita ancora qualcosa di facile. Ma in fin dei conti sono persuaso - come il poeta - che si possiede solo ció che si è perduto", conclude Saviano.

Articolo pubblicato il 4 Giugno 2023 - 15:30 - Redazione

Commenti (1)

Come ti capisco e condivido la tua tristezza. Per me è stato diverso perchè dopo una vita di lavoro in parte all’estero, e di illusioni sentimentali spesso trasformatesi in violenza per colpa della mia autonomia lavorativa, tornata al luogo di nascita per assistere gli ultimi sopravvissuti della mia famiglia di pacifici antifascisti, decimati sistematicamente da un servizio sanitario “pubblico” in mano ai privati, mi sono accorta che da decenni il territorio è sempre stato gestito da fascisti sotto varie sigle di partiti. Sempre gli stessi di padri in figli. Ognuno per sè. Non esiste una collettività solidale, anzi, se ti vedono in difficoltà si preparano a banchettare su quel poco che lasci. Si può parlare liberamente e confidarsi solo con gli animali randagi e gli alberi che non hanno ancora abbattuto per cementificare il territorio che è situato sulla costa pontina. Ciao Roberto. TVB

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