Tutti, o quasi, liberi gli indagati che in alcune aree quasi inaccessibili del Monte Terminio, tra Lioni e Teora, in provincia di Avellino, avevano impiantato una vera e propria "fabbrica" per la produzione di marijuana.
Sei persone vennero arrestate nella notte tra domenica e lunedì dai carabinieri di Castellammare di Stabia e dai militari elitrasportati dei Cacciatori di Calabria a conclusione delle indagini della Procura napoletana che aveva coordinato e fatto scattare l'operazione "Continuum Bellum".
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Dopo l'interrogatorio di garanzia, il gip del tribunale di Avellino, Marcello Rotondi, ha disposto gli arresti domiciliari per il 74enne di Castellammare di Stabia e della figlia 52enne che da tempo risiedono a Lioni.
Dei quattro indagati di nazionalità albanese, anch'essi residenti nel comune altirpino, tre sono stati rimessi in libertà. Per uno solo degli indagati è stata confermata la misura cautelare in carcere.
La vicenda aveva scosso la comunità di Lioni e dal parroco, don Tarcisio, era partita una precisa denuncia: "Conosciamo con nome e cognome chi sono i venditori di morte che a Lioni e in Alta Irpinia distruggono la vita dei giovani e delle loro famiglie. Pur considerando gli enormi sforzi delle forze dell'ordine a tutela della legalità, non riesco a capire perché non li arrestano".



































































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