Trecentoquarantasei anni e quattro mesi di reclusione: una mazzata per il clan Cimmino del Vomero che si era infiltrata negli ospedali di Napoli e per i suoi complici e imprenditori collusi.
E quanto il sostituto procuratore della DDA di Napoli Henry John Woodcock ha chiesto, complessivamente, nei confronti delle persone imputate nel processo con il rito abbreviato sulle infiltrazione della camorra negli appalti di diversi importanti ospedali napoletani, un’indagine nella quale il magistrato e’ affiancato dai colleghi Celeste Carrano e Francesco Raffaele.
Le richieste – che variano tra i18 e i 4 anni di carcere – sono state formulate dal magistrato davanti al gup Anna Imparato al termine della sua requisitoria. Lo scorso primo aprile i pm chiesero il rinvio a giudizio per 48 indagati tra i quali figurano i vertici di alcuni importanti clan partenopei (sette in tutto) come il boss Luigi Cimmino, e anche diversi funzionari dei piu’ importanti ospedali di Napoli, come il Cardarelli, l’azienda “dei Colli” e il Nuovo Policlinico, tutti facenti parti nel processo delle parti offese.
Una quarantina hanno scelto il rito abbreviato, come lo stesso boss Cimmino e il figlio Franco Diego (entrambi diventati nel frattempo collaboratori di giustizia) per il quale sono stati chiesti rispettivamente 9 e 14 anni di carcere.
Queste, nel dettaglio, le richieste di pena avanzate dalla Direzione distrettuale antimafia: Alessandro Esposito, 13 anni; Cosimo Fioretto, 6anni; Benito Grimaldi, 7anni e 6 mesi; Gaetano Martino, 10 anni; Antonio Pesce, 4 anni e 6 mesi; Mariangela Russo, 5 anni; Raffaele Sacco del 1977,10 anni; e Raffaele Sacco del 1968, 10 anni.
Gli arresti, invece, eseguiti dalla Polizia di Stato, risalgono al 22 ottobre 2021. Nel mirino degli inquirenti finirono le gare d’appalto nei piu’ importanti ospedali della citta’ riguardanti tra l’altro la ristorazione, i distributori automatici, le pulizie e la sanificazione.
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