Camorra ad Arzano, città controllata dai clan e dalle pompe funebri

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Arzano. Nell’area settentrionale della provincia il territorio di Arzano “dotato di un ricco tessuto produttivo e attività imprenditoriali, è situato in una zona “cuscinetto” tra le aree di influenza dominate dagli storici clan Amato-Pagano e Moccia, delle cui mire espansionistiche è sempre stato oggetto, ed è stato “governato”, attraverso gruppi locali, anche in una logica di divisione dei settori di attività illecita”.

In quest’area compresa tra i comuni di Arzano, Caivano, Frattaminore e Frattamaggiore – si legge nella relazione – tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 le tensioni tra i gruppi locali hanno dato luogo a una serie di gravi scontri. Da un lato si sarebbe schierato il clan Monfregolo, dall’altro quello dei Cristiano denominato anche “della 167” costola arzanese del cartello Amato-Pagano.

“La scarcerazione nell’aprile 2020” degli elementi apicali del gruppo Cristiano “tornati alla guida del clan, è all’origine dell’allontanamento dal territorio del nucleo familiare dei Monfregolo e degli affiliati a loro rimasti fedeli”.



    Tuttavia nella seconda metà del 2021 dopo l’omicidio di quello che era assurto al ruolo di reggente dei Cristiano, si è riaffermata la famiglia Monfregolo dando luogo “a numerose occupazioni abusive (anche da parte di persone provenienti da altri comuni), costituenti rivendicazione e segno tangibile del ricambio al vertice del clan e del ritorno dei Monfregolo sul territorio …”.

    Lo stralcio del provvedimento cautelare eseguito dai Carabinieri il 23 marzo 2022 a carico del reggente del gruppo Monfregolo si riferisce all’agguato avvenuto il 24 novembre 2021 in pieno centro ad Arzano e che ha coinvolto 5 persone rimaste ferite, nonché gravemente ferito il componente del gruppo dei Cristiano deceduto il successivo 28 novembre.

    Con il ritorno dei Monfregolo i Cristiano sarebbero stati costretti a lasciare il territorio di Arzano e a riparare nell’area frattese. Di conseguenza anche le conflittualità si sono spostate nei comuni di Frattamaggiore e Frattaminore determinando il coinvolgimento dei locali gruppi Pezzella-Ullero e Mormile.

    Proprio “tenuto conto della descritta situazione di illegalità diffusa, da circa un anno la Polizia Municipale di Arzano ha in corso serrati controlli finalizzati ad accertare le avvenute occupazioni abusive, a verificare la regolarità di quelle già in atto e ad accertare la presenza di eventuali abusi edilizi.

    Tali attività  – conclude l’analisi Antimafia- sono evidentemente vissute con insofferenza dagli esponenti del clan, che considerano le palazzine popolari della 167 la propria roccaforte, trattandosi di un luogo altamente simbolico (da sottrarre, quindi, ai controlli di legalità) ma anche di una risorsa destinata ad alimentare il consenso e la fidelizzazione di soggetti contigui al gruppo e, più in generale, della popolazione residente, attraverso l’assegnazione a coloro che hanno bisogno di un’abitazione, secondo un vero e proprio sistema parallelo a quello istituzionale”.

    In questo ambito peraltro vale la pena ricordare come in relazione alle verifiche sulla regolarità delle occupazioni delle case popolari il 7 marzo 2022 ad Arzano venivano affissi manifesti minatori rivolti al comandante dei vigili urbani.

    Sempre in tale contesto sarebbero maturate altre azioni intimidatorie questa volta nei confronti del parroco del Parco Verde di Caivano verosimilmente per il suo impegno contro le mafie. Un importante spaccato sull’organizzazione e sull’operatività ad Arzano del sodalizio Amato-Pagano – cartello criminale leader nel narcotraffico di cui si è già parlato nel paragrafo dedicato alla città di Napoli – era stato fornito dall’operazione conclusa l’8 giugno 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza.

    L’indagine aveva documentato una pluralità di reati finalizzati a mantenere il controllo criminale nel comune di Arzano e in quelli limitrofi. In particolare l’inchiesta aveva riguardato ipotesi di infiltrazione del clan anche nell’amministrazione comunale di Melito di Napoli presso la quale l’organizzazione godeva di entrature grazie a pubblici ufficiali infedeli, nonché a alcuni referenti delle associazioni di categoria che in qualche modo favorivano anche la capillare attività estorsiva sui commercianti.

    Gli esiti investigativi avevano inoltre comprovato l’interesse del clan per il settore delle onoranze funebri con una gestione di fatto monopolistica essendone stato inibito l’esercizio sul territorio a imprese non disponibili a versare una quota fissa all’organizzazione.

    Carmine Longhi


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