Via Valvassori Peroni, Città Studi Milano: momenti di panico lunedì mattina: soccorsi sei studenti e un’insegnante. Due 15enni, un ragazzo e una ragazza, portati per «lievi sintomi da inalazione di fumo» all’ospedale De Marchi
Una «svampata». Il fumo che intasa l’aria, riempie l’aula e blocca la lezione. Paura e colpi di tosse: «Non si respira». Le telefonate istantanee e fotocopia al 118: «Allarme a scuola». Attimi di paura lunedì mattina all’istituto Ipsar alberghiero Amerigo vespucci di Milano, in via Valvassori Peroni 8, zona Città Studi, area Politecnico.
Una power bank (batteria per la ricarica dei telefoni cellulari) è esplosa nello zaino di uno studente. Erano le 8.50. Il botto il fumo, momenti di panico, ma alla fine niente di grave. Il bilancio è di sette persone coinvolte: sei studenti e un’insegnante.
Due 15enni, un ragazzo e una ragazza, sono stati portati per «lievi sintomi da inalazione di fumo» (codice verde) alla clinica De Marchi.Potrebbe interessarti
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Una power bank è una batteria esterna che può essere alimentata con cavo Usb da un computer portatile o da un caricatore a parete. Una volta carica, viene utilizzata per dare energia a qualsiasi dispositivo elettronico (smartphone, tablet, fotocamere, videocamere). Può capitare che una batteria esterna guasta si surriscaldi in modo anomalo e arrivi al punto di combustione per una «fuga termica».
Accade quando il surriscaldamento della power bank agli ioni di litio innesca la formazione di gas infiammabile. Il segnale del malfunzionamento è il rigonfiamento del dispositivo. Alcune batterie sono dotate di sensori e di un interruttore che impedisce il surriscaldamento: se la batteria non dispone di sistemi di sicurezza, oppure è difettosa, c’è il rischio che esploda.
La batteria esterna può surriscaldarsi a causa di sovratensione, sovraccarico, cortocircuito, difetto di fabbricazione, ma anche per un componente usurato o vecchio, per la temperatura troppo elevata nell’ambiente o per la carica troppo frequente o eccessivamente prolungata.






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