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‘Ndrangheta: cosche radicate anche a Roma, 43 misure cautelari



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‘Ndrangheta: cosche radicate anche a Roma, 43 misure cautelari. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Roma su richiesta della Procura – Direzione Distrettuale Antimafia

Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nella Capitale ed in provincia, nella regione Lazio, a Reggio Calabria e nella regione Calabria, sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 43 persone.

Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Roma su richiesta della locale Procura – Direzione Distrettuale Antimafia.


Alcuni degli indagati sono indiziati di far parte di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, costituente una locale di ‘Ndrangheta, radicata sul territorio della Capitale, finalizzata ad acquisire la gestione ed il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti), facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la titolarità delle attività.

L’organizzazione di matrice ‘Ndranghetista si ripropone, alla stregua di quanto ricostruito dagli investigatori, anche di commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi, affermando il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe.

Sono tuttora in corso perquisizioni e sequestri nonché l’esecuzione di misure cautelari disposte dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, all’esito di coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

L’attività investigativa è stata avviata nel 2016 dalla Direzione Investigativa Antimafia – Centro Operativo di Roma, con il coordinamento della Dda della Procura di Roma. Successivamente, a seguito degli sviluppi investigativi e dei numerosi punti di contatto emersi con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini sono proseguite con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Le risultanze investigative, secondo gli inquirenti, hanno fornito gravi indizi circa l’esistenza, nell’ambito della ‘ndrangheta di un “locale” operante nel territorio di Sinopoli, peraltro già emerso nel corso di precedenti operazioni giudiziarie, dove è radicata la famiglia mafiosa degli Alvaro, cui è legata alla famiglia Penna.

Dalle indagini è emerso, inoltre, come la cosca Alvaro, oltre ad essere operativo nel territorio di Sinopoli, domini anche il centro urbano di Cosoleto, paese aspromontano, ove insiste un locale di ‘ndrangheta autonomo nelle attivita’ illecite ordinarie ma funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli. Gravemente indiziati, nell’ambito della presente indagine, di ricoprire i ruoli verticistici delle organizzazioni calabresi sono Carmine Alvaro detto ‘u cuvertuni’, considerato capo locale di Sinopoli, nonche’, come capi locale di Cosoleto, Francesco Alvaro detto ‘ciccio testazza’, Antonio Alvaro detto ‘u massaru’, Nicola Alvaro detto ‘u beccausu’, Domenico Carzo detto ‘scarpacotta’.

Le ricerche svolte sono consentite di appurare come i sodali della cosca Alvaro dato vita, nel territorio della capitale, ad un’articolazione (denominata locale di Roma), che un distaccamento autonomo, del sodalizio radicato a Sinopoli e Cosoleto.


Articolo pubblicato il giorno 10 Maggio 2022 - 12:03


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