La camorra a Castellammare di Stabia è riuscita a vendere anche l’invendibile: l’acqua di mare.
E’ l’annotazione degli investigatori nell’informativa dell’Inchiesta Cerbero, pm Cimmarotta e Curatoli, che hanno descritto anche come avveniva la commercializzazione dei prodotti ittici nelle numerose pescherie della zona da parte del clan D’Alessandro.
Non solo pescato del giorno e prodotti surgelati ma anche l’acqua venduta a circa 5 euro a bidone.Potrebbe interessarti
Camorra, i pentiti: "Ecco come Elia Cancello ha preso il posto di Cicciotto a Scampia"
Arrestato in Albania dopo dieci anni di latitanza: finisce la fuga di Armando Bako
Giustizia negata a Luigi Izzo. "Un'altra coltellata per noi"
Castellammare, processo al clan di Moscarella: 10 anni al boss Michele Onorato o' pimuntese
Tuttavia il lato oscuro emerso dalle indagini è che, spesso, l’acqua venduta non era salubre poiché prelevata in punti dove era vietato perchè inquinati. Nello specifico l’area portuale e Acqua della Madonna. A rivelare il luoghi del prelievo gli stessi protagonisti durante le intercettazioni telefoniche.
Decine di conversazioni captate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata che raccontano il traffico clandestino di acqua inquinata. L’acqua era utilizzata dai pescivendoli, ignari di tutto, per rinfrescare i prodotti ittici, soprattutto frutti di mare, dopo il processo di purificazione.
@RIPRODUZIONE RISERVATA






Lascia un commento