San Fausto. Fu diacono della Chiesa alessandrina dalla metà del sec. III fino agli inizi del sec. IV. Durante la persecuzione di Valeriano, giudicato dal prefetto Emiliano, insieme col vescovo Dionigi e con i diaconi Eusebio e Cheremone, subì l’esilio nella regione di Kefro in Libia col proprio vescovo e con Caio, Pietro e Paolo; poi, mentre Dionigi veniva trasferito altrove, egli ritornò in Egitto, ove fu costretto a vita randagia insieme con i diaconi Eusebio e Cheremone.
Eusebio ha fatto di lui questo elogio: “Si è distinto nel confessare la fede ed è stato poi riservato sino alla persecuzione succeduta al nostro tempo (= Diocleziano); vecchio e pieno di giorni ha consumato nell’età nostra il martirio per decapitazione” (VII, 11, 26).
Il Martirologio Romano lo commemora al 19 novembre, tuttavia il suo nome ricorre altre volte: al 3 ottobre, con Caio, Pietro e Paolo; al 4 con Caio, Eusebio, Cheremone e Lucio. Si tratta sempre del diacono ricordato il 19 novembre, poiché i suoi compagni non sono altri che i diaconi alessandrini, menzionati da Eusebio, perseguitati insieme con il loro vescovo Dionigi, durante l’impero di Valeriano. Più difficile si presenta un altro problema: il Martirologio Romano, che desume la notizia da Eusebio, (parla di un “prete” Fausto 26 novembre), martire ad Alessandria, insieme con Didio, Ammonio ed altri, sotto l’impero di Massimino Daia e Calerio. Questo “prete” Fausto vissuto sotto il vescovo Pietro, secondo il Tillemont e l’Allard potrebbe essere identificato con il diacono, ma è più verosimile ammettere che si tratti di due martiri distinti.
L’ultima persecuzione, infatti, ebbe in Egitto varie fasi con moltissimi martiri, per cui si può ritenere che il diacono Fausto fosse vittima nel primo periodo (303-305), mentre il prete Fausto fu martirizzato nel secondo periodo sotto Massimino Daia (311).
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