Ultrà ucciso, condanna bis per il tifoso del Napoli: quattro anni

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Milano. Ultrà Inter morto negli scontri con i tifosi del Napoli: confermata la condanna di primo grado per Fabio Manduca.

E’ stata confermata dalla Corte d’assise di appello di Milano la condanna di primo grado a 4 anni di reclusione per il tifoso napoletano responsabile della morte di Daniele Belardinelli, ultra’ varesino finito sotto un’auto durante gli scontri Inter-Napoli del dicembre 2018, e morto in ospedale per i traumi.

Il collegio (presidente Ivana Caputo e consigliere Franca Anelli) ha accolto la richiesta di pena del sostituto pg Nicola Balice. Durante la sua requisitoria, il rappresentate della procura generale non ha condiviso l’impianto accusatorio dei pm che al 40enne contestavano l’omicidio volontario con dolo eventuale.



    Questo capo d’imputazione era già stato derubricato in quello di omicidio stradale dal gup Carlo Ottone De Marchi il primo dicembre 2020, al termine del giudizio con rito abbreviato.

    Una sentenza che lascia l’amaro in bocca alla famiglia di Belardinelli. A sottolinearlo l’avvocato Gianmarco Beraldo, uno dei legali che si sono costituiti parte civile nel giudizio contro Manduca: “Ce lo aspettavamo, anche perchè la Procura generale non ha seguito la linea dell’appello della Procura e così siamo partiti già in svantaggio”.

    Lo stesso sostituto pg Nicola Balice, infatti, aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado, senza ‘coltivare’ l’impugnazione della Procura.

    “Sono dispiaciuto per la vittima e la sua famiglia, non volevo che una persona morisse, quella sera era la mia prima trasferta, non sono un ultrà”. Ha detto Fabio Manduca ai cronisti dopo la sentenza della Corte d’Assise d’appello di Milano. Per Manduca”quella sera si poteva evitare che le due tifoserie venissero a contatto diretto, quella sera e’ successo un casino, era la mia prima trasferta, mi piace il calcio ma non sono un ultra'”. Il suo legale, l’avvocato Eugenio Briatico, ha spiegato che “siamo soddisfatti perchè non è stata riconosciuta l’impostazione della Procura che chiedeva l’omicidio volontario e ribadiremo, invece, in Cassazione le nostre argomentazioni d’appello”. La difesa, infatti, sostiene che manchino le prove per dimostrare che fu Manduca ad investire Belardinelli.

    Se la difesa di Manduca farà ricorso in Cassazione (“ci riserviamo di proporlo”, ha chiarito il suo legale Eugenio Briatico) a quel punto anche i legali delle parti civili potranno essere presenti davanti alla Suprema Corte. Anche le parti civili, infatti, avevano chiesto che la sentenza venisse riformata con il riconoscimento dell’omicidio volontario.

    Manduca è attualmente sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune del Napoletano dove risiede.


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