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Variante Delta in Italia al 22%: presente in 16 regioni

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Variante Delta in Italia al 22%: presente in 16 regioni. La prima è il Friuli Venezia Giulia con oltre il 70% mentre l’indice Rt scende in tutta Italia a 0,63

La preoccupazione dell’Istituto superiore della Sanita sul diffondersi della Variante delta in Italia difronte a un quadro epidemiologico in netto miglioramento con le terapie intensive che si stanno ormai svuotando e sono ben al di sotto della soglia di allarme.

La pandemia da Covid-19 in Italia sta rallentando significativamente, come dimostra l’ulteriore calo dell’indice di trasmissibilita’ Rt – questa settimana a 0,63 – e del tasso di incidenza che e’ sceso a 9 casi su 100mila abitanti. I dati dell’ultimo monitoraggio settimanale della Cabina di regia confermano dunque il trend positivo, ma a preoccupare e’ ora la crescente prevalenza delle varianti del virus SarsCov2: in primo luogo la Variante Delta in Italia, piu’ temibile perche’ piu’ contagiosa, ha raggiunto una diffusione pari al 22,7% dei casi e, secondo l’ultima indagine rapida dell’Istituto superiore di sanita’, e’ ormai presente in 16 Regioni.

Variante Delta in italia

Ma nel 22,7% della Variante Delta in Italia in realta’ rientrano enormi differenze tra le Regioni: la Sicilia e’ al 2,9%, il Piemonte e’ al 5%, la Toscana al 7%. Mentre il Lazio e’ al 34,9%, la Lombardia al 38,2%, su fino al 56,3% dell’Abruzzo, il 66,7% in Sardegna, il 70,6% del Friuli Venezia Giulia. In cinque Regioni non e’ ancora stata riscontrata: Basilicata, Molise, Provincia di Trento, Umbria e Val d’Aosta.

Indice Rt in calo: tutte le regioni a rischio basso

Il monitoraggio fotografa dunque un’Italia in cui tutte le Regioni sono a rischio basso e con un tasso nazionale di occupazione in terapia intensiva al 3% (la soglia critica e’ il 30%), ed anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende ulteriormente e si attesta al 3% (soglia critica 40%).

Lo rileva il monitoraggio settimanale, e la conferma arriva appunto dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute, relativa al 22 giugno. A questa data, la variante Delta in Italia aveva infatti una prevalenza pari al 22,7% ed e’ stata identificata in 16 Regioni/Province autonome, con un range tra lo 0 e il 70,6%.

La prevalenza della variante Alfa era invece del 57,8%, in calo rispetto all’88,1% del 18 maggio, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 16,7% e il 100%. Alla stessa data, la variante Gamma (prima denominata ‘brasiliana’) aveva una prevalenza pari a 11,8% (con un range tra 0 e 37,5%, mentre nella precedente survey era al 7,3%).

La crescita della prevalenza della variante Delta in Italia “e’ un dato atteso, che deve essere monitorato con grande attenzione”, ha affermato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, avvertendo che e’ dunque “fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, che in questo momento e’ reso possibile dalla bassa incidenza, e completare il piu’ velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che, come confermato anche dall’Ema, questo garantisce la migliore protezione”.

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In Italia al 22 giugno scorso la prevalenza della cosiddetta ‘variante Alfa’ (B.1.1.7, meglio nota come ‘inglese’) di SARS-CoV-2 era del 57,8%, in calo rispetto all’88,1% del 18 maggio, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 16,7% e il 100%. Alla stessa data, la variante cosiddetta ‘Gamma’ (P.1- prima nota come ‘brasiliana’) aveva una prevalenza pari a 11,8% (con un range tra 0 e 37,5%, mentre nella precedente survay era al 7,3%). La cosiddetta ‘variante delta’ (‘indiana’ B.1.167.2) aveva una prevalenza pari al 22,7%ed è stata identificata in 16 Regioni/PA, con un range tra lo 0 e il 70,6%.

 


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