Pierro, presidente dell’Associazione Chi Rom e chi no: ‘Emergenza covid, distribuire meglio di spazi urbani’

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«Covid e spazio urbano, proviamo ad analizzare ciò che sta accadendo a Napoli.

 

Ci sono forti polemiche per le folle al Lungomare e al Bosco di Capodimonte nel weekend. Famiglie con bambini, anziani e singoli cittadini si riversano in alcuni luoghi della città per approfittare delle ore diurne di questo tiepido novembre. Dall’altro canto i nostri ospedali e pronto soccorso sono al collasso con lunghe file di persone contagiate e con sintomi covid.

 



    Ci sono appelli affinché si riducano gli spostamenti ed evitare situazioni come quelle dell’area pedonale di Santa Lucia e via Caracciolo con una retorica nella comunicazione politica che colpevolizza e delega la responsabilità del buon governo della città al buon senso dei suoi cittadini. La questione apre evidentemente alcuni spunti di riflessione. La prima riguarda la responsabilità individuali di fronte alla crescente curva del contagio e al lavoro immane del personale sanitario che continua a fare appelli alla prudenza (appello che facciamo nostro). La seconda riguarda il disagio per tante soggettività, per tanti corpi e anime, a partire dai bambini, privati di spazi sociali e di vivibilità a partire dalle scuole chiuse a vivere lo spazio pubblico.

    A nostro parere questa situazione propone anche il tema di come siano distribuiti gli spazi urbani e naturali della nostra città, di quanti siano e in che stato si trovino le aree verdi o comunque fruibili nella città metropolitana in sicurezza e libertà. È possibile che tante persone affollino 2 o al massimo 3 luoghi simbolo senza avere alternative per una passeggiata in sicurezza di qualche minuto? È questa anche la conseguenza di scelte politiche in tema di urbanistica che hanno direzionato il tempo libero in pochi spazi lasciando nell’incuria molti parchi cittadini e di periferia? A tal proposito è interessante citare il rapporto del WWF Napoli di ottobre del 2020 a cura di Nicola Nardella, nel quale emerge la necessità di “fronteggiare con urgenza i mutamenti climatici e ridurre la cd. “impronta antropica” se questa necessità si rapporta a quanto emerge dal rapporto rispetto allo stato dei parchi cittadini, la situazione appare alquanto drammatica e paradossale. Il rapporto prende in considerazione 14 dei 52 parchi cittadini che nel 2008 il WWF pubblicò una “Guida ai parchi e ai Giardini Pubblici” del Comune di Napoli. Da questa prima analisi emerge seppur limitatamente al campione analizzato, che dei 14 parchi visitati, nessuno presenta un buono stato di manutenzione, emerge una mancata sostituzione degli alberi abbattuti, una cattiva manutenzione degli spazi dedicati ai più piccoli, per non parlare poi dei servizi igienici o del fatto che tanti parchi o spazi verdi siano completamente inaccessibili perché chiusi al pubblico. Certo una fotografia parziale questa, ma che rafforza in qualche modo la riflessione sul fatto che se la cittadinanza si riversa in certi luoghi, non è perché è completamente irresponsabile, ma piuttosto perché la maggioranza dei luoghi verdi e che restituiscono bellezza e benessere psico fisico prossimi a dove vivono le persone è ai più negata.

    L’attuale emergenza ha ricadute su tanti ambiti della nostra quotidianità, ma abitare la complessità significa comprendere quanto accade e riuscire a porsi delle domande e provare a non subire passivamente accuse e derisioni, storture di un sistema che beffeggia prendendosi gioco della civitas piuttosto che governare con competenze e buon senso.

    La priorità è la difesa della salute di massa e serve una risposta sanitaria adeguata. Al tempo stesso, bisogna lavorare seriamente in sinergia istituzionale perché si possa abitare la propria città, in sicurezza e questo andando a lavoro, a scuola e nel tempo libero».


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