“Ogni costruzione- spiega- ogni processo di cementificazione, porta inevitabilmente alla perdita di suolo, elemento non rinnovabile e che costituisce un bene prezioso al pari dell’acqua. In Campania si registra il record nazionale per il Comune con la più alta quota di consumo di suolo: Casavatore che registra una percentuale del 90,43 del territorio. In un anno in Campania sono andati persi per sempre 219 ettari di superfici naturali, arrivando così al dato complessivo di 10,3% di suolo regionale consumato, terza regione in Italia dopo Lombardia e Veneto.
Questo dato mostra innanzitutto come l’istituzione di aree naturali protette non basti a fermare questo processo e come sia necessaria una legge, come quella che ho presentato, che regoli il consumo di suolo in relazione alle sue funzioni ecosistemiche, vale a dire in funzione della sua fertilità, alla tipologia e qualitá del suolo. Come ad esempio quello carsico, apparentemente inospitale, ma in grado invece di raccogliere e convogliare le acque piovane nelle viscere della terra arricchendole di sali minerali preziosi per la nostra salute, oppure tenendo sempre più in considerazione la presenza di aree naturali che vanno assolutamente utilizzate per attività sociali e imprenditoriali sostenibili e non come aree industriali.
Recentemente si sta diffondendo l’idea della cosiddetta “compensazione per ridurre il consumo del suolo”, che significa che quando si costruisce un edificio su suolo vergine lo si compensa con l’abbattimento di un edificio altrove, come se si trattasse solo di spazio orizzontale da occupare da una parte e liberare da un’altra, ma non è così.
Un suolo edificato o utilizzato, vale a dire un suolo coperto da cemento, sfruttato per attività industriali, da discariche abusive e non, da agricoltura intensiva che lo ha impoverito, è difficilmente recuperabile e quindi quel suolo possiamo considerarlo morto. Penso sia chiaro a tutti che non è possibile compensare un suolo ricco di vita con uno morto. Oggi abbiamo gli strumenti per portare avanti la rivoluzione verde e questa pone le sue basi, neanche a dirlo, proprio sul suolo”.
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