Carabiniere corrotto usava i dati di documenti di identità smarriti per aiutare i narcotrafficanti a fabbricare documenti falsi

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Usava i dati di documenti di identità smarriti per aiutare i narcotrafficanti a fabbricare documenti falsi, informandoli anche delle indagini in corso a loro carico.

 

Sono le accuse che hanno portato all’arresto di un appuntato dei carabinieri,  Pasquale Giuliani, 54 anni, fino a poco piu’ di un anno fa in servizio a Molfetta (Bari), stessa citta’ di residenza del criminale albanese del quale si sarebbe reso complice. Giuliani e’ agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta congiunta di magistrati antimafia fabbricadi Bari e Tirana su un presunto narcotraffico transnazionale tra l’Albania e la Puglia che ha portato a 37 arresti eseguiti nei due Paesi e al sequestro di beni del valore di 4 milioni di euro, tra i quali una fabbrica di caffe’ a Valona.

In Italia sono state arrestate 27 persone, 15 in carcere e 12 ai domiciliari. Altri dieci indagati sono stati arrestati in Albania. I fatti contestati risalgono agli anni 2017-2018. A quanto si apprende, il carabiniere coinvolto nell’inchiesta, poi trasferito, all’epoca era in servizio in una stazione nella provincia di Bari dove risiedeva il narcotrafficante. Agli atti dell’inchiesta ci sono intercettazioni e le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia di nazionalita’ albanese. L’ordinanza di custodia cautelare e’ stata firmata dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista. L’indagine e’ stata coordinata dai pm della Dda Ettore Cardinali, Lidia Giorgio e Daniela Chimienti.



    L’indagine, iniziata nel 2017, ha rivelato che “la Puglia continua a costituire la principale base logistica delle organizzazioni criminali albanesi – spiega il gip Giovanni Abbattista che ha firmato l’ordinanza di arresto – per smerciare sostanze stupefacenti in tutto il territorio italiano”. A presentare i risultati di questa operazione, frutto della collaborazione tra la Dia italiana e la Polizia albanese, con il contributo di Interpol e Criminalpol e il coordinamento di Eurojust, e’ stato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, che ha parlato di “cooperazione come unico strumento per affrontare il traffico di droga”.

    “Anche in questo momento in cui dovremo faticosamente gestire la ripresa del nostro Paese – ha detto il generale Giuseppe Governale, direttore della Dia – dobbiamo tenere conto che se non si fa squadra, se non ci si muove dinamicamente e con la stessa forza che hanno le organizzazioni criminali, non otterremo risultati efficaci”. Nei due anni di indagini sono state sequestrate piu’ di tre tonnellate e mezzo di droga del valore di oltre 40 milioni di euro per un totale di circa 7 milioni di dosi, che venivano trasportate dalle coste albanesi a quelle adriatiche a bordo di gommoni oceanici e via terra, su camper turistici. Una “criminalita’ globalizzata” l’ha definita il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, “capace di avvalersi di manovalanza locale e anche di personalita’ deviate delle istituzioni”. Il sospetto che ci siano anche “responsabilita’ delle autorita’ albanesi che hanno permesso questa attivita’ criminale”, come ha spiegato Arben Kraja, procuratore speciale Anticorruzione e Criminalita’ organizzata di Tirana, e’ alla base delle ulteriori indagini avviate dalla magistratura albanese.

    Intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, poi avvalorati dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: sono tra gli elementi che hanno permesso di portare a termine l’operazione ‘Kulmi’, condotta dalla Direzione Investigativa antimafia di Bari e delle autorità albanesi, con l’ausilio internazionale delle divisioni Interpol e ‘Sirene’ della Criminalpol, dell’ufficio di collegamento interforze di Tirana e della polizia albanese, e con la collaborazione in Italia dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della Dia di Foggia, Lecce, Bologna, Roma, Napoli e Catanzaro, contro il traffico internazionale di ingenti quantitativi di stupefacenti sull’asse tra Albania e Italia. Eseguite, tra le due nazioni, su disposizione della Dda di Bari e della Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana con il coordinamento di Eurojust (L’Aja), due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 37 persone responsabili di traffico internazionale di ingenti quantitativi di droga e a decreti di sequestro per complessivi 4 milioni di euro.

    Le indagini (intercettazioni e videoriprese, avvalorate dai collaboratori) hanno consentito, tra l’altro, di arrestare in mare a Molfetta (Bari), con il supporto del Reparto Aeronavale della Guardia di Finanza del capoluogo pugliese, due scafisti provenienti dall’ALBANIA con oltre una tonnellata di marijuana; di individuare a Savelletri (Brindisi) un deposito all’interno del quale erano custoditi circa 700 chilogrammi dello stesso stupefacente (oltre a proiettili per Kalashnikov, centraline elettroniche per autoveicoli, documenti, passamontagna e chiodi in ferro a tre punte); di intercettare a Palagiano (Taranto) un corriere italiano mentre trasportava oltre 6 chili di marijuana destinata al mercato lucano; di arrestare due donne albanesi con oltre 2 chili di marijuana a Bitonto (Bari) di sequestrare alcune carte d’identità italiane contraffatte in ALBANIA, intestate ad ignari cittadini pugliesi, utilizzate dagli albanesi per espatriare nel Nord Europa. Relativamente a quest’ultimo riscontro è stata eseguita una misura cautelare, agli arresti domiciliari, nei confronti di un appartenente alle Forze di polizia italiane il quale, oltre a concorrere nel reato di fabbricazione di documenti di identificazione falsi, ha illegalmente fornito informazioni attinte dalla Banca Dati del Ministero dell’Interno. Nel complesso sono state sequestrate circa tre tonnellate e mezzo di droga tra marijuana, cocaina e hashish, sottraendo alle associazioni criminali proventi stimati in oltre 40 milioni di euro, per un totale di circa 7 milioni di dosi singole ricavabili dallo spaccio al dettaglio.

    Il gip del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, accogliendo le risultanze investigative della Dda riconoscendo, tra l’altro, la sussistenza dell’aggravante della ‘transnazionalità’ del reato, ha evidenziato ”che la Puglia, per come già dimostrato dalla Dia con l’operazione Shefi – continua a costituire la principale base logistica delle organizzazioni criminali albanesi per smerciare sostanze stupefacenti in tutto il territorio italiano”. I provvedimenti cautelari, nei confronti di 10 italiani e 27 albanesi tradotti sia in carcere (25) che agli arresti domiciliari (12), sono stati eseguiti tra Italia (nelle province di Bari, Bat, Roma, Lecce, Matera e Pesaro-Urbino) e Albania (in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale e di un Ordine d’Indagine Europeo).


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