Un intero capannone costituito da lamiere, travi e muri portanti, realizzato in viale delle Industrie senza allo stato essere legittimato da alcuna autorizzazione o concessione edilizia. Difatti, nel 2003, ben due dirigenti comunali avevano dapprima revocato l’autorizzazione edilizia, e successivamente notificato al primo venditore (una società) il ripristino dello stato dei luoghi e se inottemperante, l’acquisizione al patrimonio comunale entro 90 giorni dalla notifica. Ma di tutta risposta, la stessa società vende a sua volta il suolo con annesso capannone nonostante le ordinanze del Comune ad un soggetto privato che a quanto sembra, avrebbe trasformato l’area agricola in deposito di inerti e attrezzature per l’edilizia. Addirittura, dopo le segnalazione di alcuni genitori di una scuola attigua, dal comune invece di sanzionare il nuovo proprietario, qualcuno avrebbe anche “intimato” i responsabili di far sparire cavalli e pecore anche queste detenute illegalmente.
Il capannone, secondo quanto già evidenziato negli atti comunali ma rimasto lettera morta, verrebbe dunque utilizzato come ricovero di materiale edile su di un’area invece a destinazione agricola. Fu costruito nel 2003, e i vecchi titolari presentarono – prima della nuova cessione a terzi – un’istanza di condono, ma la pratica venne bocciata così come respinta anche la successiva istanza di sanatoria. Da allora, non é stato sanato l’abuso né punito il proprietario. E gli oneri da pagare al Comune? Si sa poco anche su questo aspetto. Il solito caso, insomma, visto e rivisto in tante altre occasioni in cui la burocrazia comunale non vede o non vuole vedere. Il Comune, trascorsi i 90 giorni dalla notifica (ma sono già trascorsi decenni), in caso di inottemperanza avrebbe dovuto acquisire il bene al proprio patrimonio immobiliare. (g.s.)
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