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Coronavirus, Il Pio Albergo Trivulzio di nuovo al centro delle indagini

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Questo Corona Virus Covid-19 sta scuotendo dalle fondamenta il mondo e da queste scosse dovrà nascere certamente qualcosa di nuovo e di migliore. Questa è la solfa che ci stiamo sentendo ripetere in tutte le salse da tutti i personaggi più o meno famosi che si esibiscono in ospitate televisive. Ma non è su questi scoscesi sentieri di riflessione solenne che mi voglio avventurare. Troppo impegnativi i sentieri e il resto. Si tratta di parlare di scenari di vita e di morte, di crisi economica e di ripresa. Decisamente troppo. Lascio volentieri il compito ai maitre à penser più o meno improvvisati. A questo punto anch’io, su questo foglio on line sempre in prima linea, qualche riflessione più lieve me la voglio consentire. Da giorni si sta parlando di un Ospizio milanese dal nome antico. Il Pio Albergo Trivulzio di Milano, una RSA in sigla, una Residenza Sanitaria di Anziani per esteso. Ma il Pio Albergo Trivulzio è oggi agli onori della cronaca per l’eccesso di morti che si è registrato purtroppo tra gli anziani ospiti. Si teme un insabbiamento di notizie. Staremo a vedere gli sviluppi della inchiesta, che sarà condotta da una apposita Commissione per conto del Ministero della salute. Della Commissione fa parte anche l’ex giudice Gherardo Colombo. Ecco un altro nome, quello del Trivulzio, che risulta familiare alla memoria di chi, come me, si è già inoltrato da tempo nel mare della umana esistenza degli “anta”. Di chi, come me, si ricorda vividamente della stagione di Tangentopoli che scosse dalle fondamenta non il Mondo, come sta facendo il Corona Virus, ma certamente l’Italia. Da cima a fondo. E quindi comincio ora a scavare nella memoria… Correva l’anno 1992. Era un lunedì di Febbraio umido e freddo come sa essere il mese di Febbraio a Milano. In quel tempo era presidente del Pio Albergo Trivulzio, un certo Mario Chiesa, un socialista di terza fila nel mondo del Partito Socialista milanese, imperante Bettino Craxi, dominus incontrastato a Milano. E non solo a Milano. E furono proprio Mario Chiesa e il giudice Antonio Di Pietro a dare inizio alla stagione giustizialista di tangentopoli. Una stagione che costò lacrime e sangue. Lacrime vere e sangue vero, nel senso di morti violente, morti misteriose, morti sospette, suicidi veri e finti. In quella uggiosa mattina di febbraio Mario Chiesa raccoglie una tangente di sette milioni portatagli da un imprenditore. E’ il titolare delle Impresa di Pulizie che operava nel Pio Albergo Trivulzio. Ma l’imprenditore ha già avvisato i Carabinieri e nel taschino della giacca ha una penna, che in realtà è una microspia trasmittente. Una roba avveniristica per i tempi. Con questo stratagemma Chiesa viene beccato con la mazzetta addosso. Anzi in una valigetta. La valigetta però era dotata di telecamera. Una chicca straordinaria, assolutamente insolita per i reati comun in quel tempo ahimè lontano. In più, tra le banconote ce ne sono alcune già firmate – una ogni dieci – da un capitano dei Carabinieri autorizzato dal Giudice Di Pietro per l’arresto in flagranza di Mario Chiesa, l’ormai ex Presidente del Pio Albergo Trivulzio. Anche questa una roba speciale di alto livello poliziesco. Stava nascendo “Mani Pulite”, l’inizio della fine di un sistema politico. Anzi stava iniziando la agonia della Prima Repubblica. Ma nessuno, quel giorno, poteva ancora immaginarlo. C’è stato chi ha parlato di Tangentopoli come di un colpo di stato giudiziario portato a termine con l’intervento dei servizi segreti americani, aiutati dai servizi segreti Israeliani, che vollero far pagare a Bettino Craxi il conto salato di Sigonella. O di un effetto perverso della perenne lotta dei servizi segreti occidentali con quelli Sovietici, che a loro volta erano in combutta con gli agenti palestinesi che in Italia avevano più di una base operativa. A distanza di quasi trent’anni ancora le ipotesi sono tante. E la Verità sconosciuta. Ritornando ad oggi, c’è chi diceva – prima del Corona virus – che eravamo già alla Quarta Repubblica. Una cosa è certa. Dopo il Corona Virus, per l’Italia ci dovrà essere la Quinta Repubblica. Questa definizione numerale per la nostra Repubblica, inventata dalla Stampa, mi ricorda la storia contemporanea della Francia. Ma quello che non riesco a scorgere qui in Italia é un uomo della statura Charles De Gaulle.

 Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 13 Aprile 2020 - 17:45

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