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Scoperte prostitute con il ‘Pos’ a Caserta e Venezia: arrestati due fratelli

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Non è il futuro senza contanti che si avvicina, ma quanto avvenuto su Viale Carlo III e sulla SP335 -Zona Industriale per Marcianise, che ha visto coinvolte una trentina di ragazze.
Le giovani donne accompagnate per prostituirsi portandosi dietro il terminale ‘pos’ per farsi pagare le prestazioni con carta di credito.
Non solo a Caserta, anche a Venezia, ballerine di lap dance che per prostituirsi uscivano talora dal locale, situato nell’hinterland veneziano, erano in possesso del terminale ‘pos’ per farsi pagare la prestazione occasionale, con carta di credito. Ci sono anche i gestori di due night club tra le persone arrestate dalla squadra Mobile di Venezia che ha scoperto un giro di Prostituzione in cui erano coinvolte una cinquantina di ragazze, tutte dell’Europa dell’ est, soprattutto romene. Prostituzione che avveniva, secondo quanto emerso nell’indagine, che si prostituivano all’interno dei night club l’Arabesque di San Dona’ di Piave e il Game Over di Quarto d’Altino chiusi nel blitz. Gli indagati, raggiunti dal provvedimento restrittivo firmati dal gip Davide Calabria, Matteo e Federico Vendramello, jesolani rispettivamente di 40 e 44 anni, gestori dei due locali entrambi portati in carcere, mentre ai domiciliari sono finiti, invece, la romena Michaela Hobila (35), di Jesolo; Lorenzo Borga (70), di San Dona’ e Ugo Bozza (66), di Portogruaro, che si occupavano dell’organizzazione logistica. Tutti sono accusati, a vario titolo, di favoreggiamento e sfruttamento della Prostituzione. Le prostitute, infatti, consegnavano ai gestori dei night dal 50 al 70% del guadagno per le prestazioni. L’indagine, coordinata dal pm Federica Baccaglini, e’ cominciata alcuni mesi fa grazie a un esposto anonimo. La squadra mobile ha ricostruito un giro d’affari da migliaia di euro. Le ragazze, assunte con regolari contratti come collaboratrici nei night club, in realta’ si prostituivano. I servizi che i locali offrivano erano tre: prestazioni sessuali all’interno del prive’ che costavano 150 euro a mezz’ora, in albergo (fino a 500 euro), mentre per una notte a casa del cliente si arrivava anche a 1.500 euro. L’organizzazione era tale che le donne, in caso di prestazione fuori dal club, portavano con se’ i Pos per consentire ai clienti di pagare con la carta di credito. I pagamenti venivano mascherati ad esempio con l’acquisto di bottiglie nel locale


Articolo pubblicato il giorno 18 Gennaio 2020 - 09:33

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