La drammaturgia sanguigna e appassionata di Mimmo Borrelli arriva sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli con il plurupremiato spettacolo Malacrescita, tratto dalla tragedia La Madre: ’i figlie so’ piezze ’i sfaccimma, che sarà in scena da venerdì 10 gennaio 2020 alle ore 21.Potrebbe interessarti
Al Teatro Totò con "Tutto in una notte" e il trio Ferri Laurato Guadagno
Castellammare, “I bambini di nessuno”: Giuseppe Petrarca emoziona lo Stabia Teatro Festival
Il viaggio del papà con Maurizio Casagrande: naufraghi su un'isola di plastica per ritrovarsi
Al Teatro Totò debutta “Nati 80”: amori, sogni e disillusioni di una generazione fragile
Presentato da Associazione Culturale Sciaveca, l’allestimento, interpretato e diretto da Mimmo Borrelli, si avvale delle musiche in scena di Antonio della Ragione, gli oggetti di scena, elementi e spazio scenico a cura di Luigi Ferrigno, il disegno luci di Gennaro Di Colandrea.
Con una lingua letteraria e popolare insieme, ispirata alla parlata di quei campi flegrei di cui è originario, Borrelli “racconta” la storia di Maria Sibilla Ascione, figlia di camorrista e di camorrista innamorata. E’ una Medea contemporanea, intossicata dalle esalazioni della terra dei fuochi, e cerca vendetta contro un Giasone che risponde al nome di Francesco Schiavone Santokanne, intraprendente bulletto di periferia determinato e disposto a tutto, per favorire la sua ascesa al potere, tra le fila delle cosche camorristiche.
Narratori delle folli trame insanguinate della tragedia sono proprio i figli, nati da parto gemellare, che la madre non uccide ma rende scemi, avvinazzandoli invece di allattarli, e che lascia vivere, abbandonandoli come rifiuti, come le discariche innaffiate dal percolato.
I due gemelli, come cani abbandonati alla catena dei ricordi, rivivono i fatti tra versi, rantolii, filastrocche, rievocando gli umori, le urla, i mormorii della loro aguzzina, in un ossessivo teatrino quotidiano.
“Nel testo originale - così Borrelli in una nota - è la madre sopravvissuta a raccontare. Qui, invece, capovolgiamo il punto di vista e dunque la drammaturgia della scena, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti, agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due scemi che dementi rivivono i fatti, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine. L’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: ’u cunto stesso, la placenta, l’origine della loro malacrescita”.
La lingua di Borrelli non risparmia nulla, scava nei corpi sofferenti dei personaggi per portarne a galla tutta la sporcizia, le mostruosità, i miasmi, ma da quella volgarità esibita e bestiale prendono vita inaspettati incanti poetici.
Mimmo Borrelli in scena al Teatro Nuovo di Napoli con 'Malacrescita', venerdì 10 gennaio
Notizie del giorno
- 15:39
- 14:41
- 14:14
- 13:59
- 12:54
- 11:25
- 09:31
- 09:18
- 07:52
- 07:38
- 07:23
- 06:50
- 01:49





























