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Real Sito di Carditello, la realtà aumentata svela la galleria scomparsa

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Il Real Sito di Carditello svela in anteprima gli affreschi scomparsi e la quadreria reale con il supporto della realtà aumentata, nel segno del binomio arte e tecnologia.
In occasione della presentazione del volume “Carditello ritrovato” di Vega de Martini, per la prima volta i visitatori hanno avuto la possibilità di ammirare la riproduzione virtuale della galleria di Carditello – realizzata dalla società Neatec SpA che ha sviluppato il sistema PIUCultura – con arazzi ed arredi commissionati da Ferdinando IV di Borbone.
“Anni fa – spiega Vega de Martini – è stato pubblicato a cura della Soprintendenza competente per territorio, un dettagliato studio, coordinato dalla sottoscritta, sul patrimonio di arredo del Quarto Reale del Casino di Carditello. Gran parte di quello che si credeva irrimediabilmente perduto è stato ritrovato. Del volume non è stata data nessuna diffusione all’epoca. È ora arrivato il momento di rimediare a tale inspiegabile mancanza”.
Una sfida ambiziosa, dunque, nata dal lavoro di ricerca e recupero svolto dal 2012 da un gruppo di studiosi coordinati dalla de Martini – raccolto nel 2014 nella pubblicazione del volume presentato ieri a Carditello – e dalla sperimentazione di Neatec presso il Real Sito di Carditello tra luglio e settembre 2019.
Inoltre, durante le visite guidate i turisti hanno scaricato gratuitamente l’app PIUCultura per interagire con il sistema, ponendo domande, fotografando le opere o inquadrando i QR Code posizionati nel percorso, all’interno della palazzina centrale.
Tra i numerosi contenuti messi a disposizione sull’app, spicca la ricostruzione virtuale della galleria, uno degli ambienti più suggestivi di Carditello, curata dal videomaker Marco Flaminio.
“In questo periodo – afferma Luigi Nicolais, presidente della Fondazione – non possiamo accogliere i quadri nel Real Sito e quindi, grazie alla tecnologia, abbiamo la possibilità di vedere virtualmente lo splendore di Carditello. Non vogliamo assolutamente sostituire le opere d’arte con il virtuale ma, con queste nuove tecniche, possiamo avere almeno l’idea della bellezza del Real Sito”.
Il sistema informatico PIUCultura, realizzato con l’aiuto del finanziamento agevolato sul bando MISE “Agenda Digitale”, ha l’obiettivo di avvicinare i cittadini alla fruizione dell’immenso patrimonio culturale italiano, mediante l’utilizzo di tecnologie multimediali.
L’app è già scaricabile, gratuitamente, sul play store di Google e nell’app store di Apple.
Il Real Sito di Carditello – voluto da Ferdinando IV di Borbone ed edificato intorno al 1787 da Francesco Collecini, collaboratore di Luigi Vanvitelli – oggi è impegnato anzitutto in attività di restauro e rifunzionalizzazione, con investimenti previsti per circa 17 milioni di euro nei prossimi tre anni, a valere su fondi nazionali ed europei.
Carditello ospita una palazzina reale dalle linee neoclassiche, ambienti destinati ad azienda agricola, cinque cortili per attività agricole, un’area riservata alle corse dei cavalli realizzata come un antico circo romano, con due fontane con obelischi in marmo, un prato centrale – al cui centro si erge un tempietto circolare da cui il re assisteva agli spettacoli ippici – ed una pista in terra battuta.
Ancora oggi è l’unico esempio al mondo di ippodromo inserito all’interno del perimetro di un edificio: lungo le mura perimetrali, tre livelli di gradoni ospitavano sino a 30mila persone, che partecipavano alle manifestazioni ippiche che si svolgevano all’interno del sito.
La tenuta era destinata all’allevamento e alla selezione di cavalli di razza reale, oltre che alla produzione agricola e casearia. Qui era situata la Reale Industria della Pagliara delle Bufale, che ospitava un importante caseificio. Rappresentava, quindi, un mirabile esempio dell’imprenditoria illuminata promossa dalla casa reale borbonica tra la fine del 1700 e la prima metà del 1800.
Nel corso dell’incontro, coordinato da Vega de Martini, sono intervenuti anche il presidente Luigi Nicolais e gli esperti Antonella Diana, Maria Fernanda Garcia Marino, Carmen Masi e Riccardo Serraglio.


Articolo pubblicato il giorno 10 Dicembre 2019 - 10:19

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