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Interrogato il procuratore aggiunto di Avellino indagato per corruzione, l’avvocato: ‘Abbiamo chiarito tutto’

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“Abbiamo fornito tutti i chiarimenti dovuti, punto su punto. Credo siano state fornite risposte che, allo stato, appaiono sufficienti”. Lo ha spiegato ai giornalisti l’avvocato Mario Terracciano, difensore del procuratore aggiunto di Avellino, Vincenzo D’Onofrio, coinvolto nell’inchiesta della Procura di Napoli sull’imprenditore sorrentino Salvatore Di Leva che ha portato alle dimissioni il magistrato Andrea Nocera, capo degli ispettori del Ministero della Giustizia. La Procura di Roma (competente per i magistrati del distretto di Napoli), con i pm Affinito, Varone e Tucci, contesta all’ex magistrato antimafia il reato di concussione. Durante l’interrogatorio, durato circa cinque ore, sono stati chiesti chiarimenti in merito alle presunte pressioni esercitate sull’armatore Di Leva per costringerlo a riparare gratuitamente una barca nella sua disponibilità, ma di proprietà del sindaco di Piano di Sorrento. Risposte sono state fornite anche riguardo un’altra circostanza contestata all’ex magistrato antimafia: biglietti omaggio per la partita Juve-Napoli del settembre 2018 e una notte gratis a Torino, ospite in un hotel del capoluogo piemontese. “Siamo stati puntuali, precisi ed esaustivi – ha ribadito ancora l’avvocato Terracciano – nel fornire tutti i chiarimenti dovuti: non c’è stata nessuna forma, nemmeno vaga di pressione, nei confronti di Di Leva. Tutta la vicenda può ritenersi in linea con una normale dinamica di conversazione tra soggetti che avevano anche un certo grado di frequentazione confidenziale. Ribadisco che non c’e’ stata nessuna forma di pressione, strumentalizzazione della funzione e di minaccia”. “Riguardo la messa a disposizione dell’esercizio della funzione pubblica (la seconda contestazione dei pm romani nei confronti di D’Onofrio, ndr) – spiega l’avvocato – non è chiaro tra quali soggetti sarebbe avvenuta. Oltretutto il rapporto con l’imprenditore Luigi Scavone, ex patron di Alma, è stato indiretto. Non c’è stata nessuna forma astratta o potenziale di asservimento. Credo che siamo riusciti a chiarire tutti i punti contestati”. L’indagine della Procura di Roma procede di pari passo con quella “madre” della Procura di Napoli (pm Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock) che si sta concentrando sul ruolo svolto dal colonnello della Guardia di Finanza Gabriele Cesarano, indagato per corruzione in concorso insieme con l’ex capo degli ispettori del Ministero della Giustizia Andrea Nocera, l’armatore sorrentino Salvatore Di Leva e l’ex senatore di Forza Italia Salvatore Lauro. L’ufficiale, secondo gli inquirenti risulterebbe essere il trait d’union tra Nocera e Lauro per la richiesta di alcune informazioni coperte da segreto. La vicenda, tutta da verificare, è venuta a conoscenza degli inquirenti attraverso una conversazione intercettata a Marina di Stabia grazie a un trojan inoculato sul cellulare di uno degli indagati.


Articolo pubblicato il giorno 12 Dicembre 2019 - 06:57

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