Tanti “non so” e “non ricordo”, intervallati da una serie di contraddizioni logiche, quelli pronunciati dal collaboratore di giustizia Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio rifiuti Caserta4 risultato infiltrato dalla camorra casalese, nel corso del processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico dell’ex ministro della Telecomunicazioni Mario Landolfi, ex esponente di An e Pdl, imputato per corruzione e truffa con l’aggravante mafiosa, ovvero per aver agevolato il clan dei Casalesi. Valente, le cui dichiarazioni contribuirono a far condannare per concorso esterno in camorra l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, è stato sentito una seconda volta al processo Landolfi dopo essere già venuto a testimoniare nel 2016; allora la difesa dell’ex parlamentare e l’accusa (sostituto della Dda di Napoli Simona Belluccio) si erano accordati per l’acquisizione delle dichiarazioni rese da Valente alla Dda e in altri processi, soprattutto quello a carico di Cosentino, dove Valente parlò per quasi dieci udienze. E’ stata la stessa Corte, presieduta dal giudice Loredana Di Girolamo, a convocare Valente – già condannato definitivamente per la vicenda del Consorzio – quando ormai l’istruttoria era chiusa e il processo sembrava destinato ad andare a sentenza. “Abbiamo deciso di risentirla – ha detto oggi il presidente – perché leggendo le sue dichiarazioni abbiamo notato che ci sono più valutazioni conclusive che fatti”.
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