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Napoli, preso a Capodichino il ‘cassiere’ del boss Zagaria, tornava dalla Romania

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Nella serata di ieri, all’interno dell’aeroporto internazionale di Capodichino, la D.I.A. di Napoli ha eseguito un’Ordinanza applicativa di misura cautelare personale della custodia in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, Ufficio GIP, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato l’intera attività investigativa, nei confronti di  Vincenzo Inquieto,di 50 anni originario di Aversa, perché ritenuto responsabile del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (partecipazione all’associazione per delinquere di tipo mafioso denominata clan dei casalesi – fazione Zagaria). Le attività d’indagine, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali (con la collaborazione del N.I.C. della Polizia Penitenziaria per le attività di specifica competenza), di accertamenti patrimoniali e bancari e delle significative propalazioni di numerosi collaboratori di giustizia, hanno consentito di appurare che i principali affari del clan dei casalesi sono stati gestiti, negli ultimi anni, da un nucleo delinquenziale di imprenditori aggregatosi soprattutto attorno alla famiglia Zagaria: in tale contesto, è emerso come i componenti della famiglia Inquieto (con particolare riferimento ai fratelli Nicola e Vincenzo) siano stati tra i più vicini a Zagaria Michele, avendone retto per anni la latitanza. Inquieto Vincenzo, infatti, veniva tratto in arresto il 7 dicembre 2011 unitamente a Zagaria Michele, proprio per aver favorito la lunga latitanza del boss. Condannato per favoreggiamento aggravato ad anni 4 di reclusione, lo stesso veniva scarcerato in data 26.04.2015 per espiazione pena. Il suo ruolo è stato anche quello di coadiuvarlo nelle relazioni esterne: riceveva ed inviava pizzini per conto del boss ed interagiva con gli altri componenti della famiglia Zagaria. Più in particolare, le attività consentivano di ricostruire come Inquieto Vincenzo, fino al 2011, attraverso due aziende, operanti entrambe nel settore edile, idraulico ed elettrico e della distribuzione del gas, venisse favorito nell’affidamento di commesse pubbliche e private, nell’intero agro aversano, per intercessione del suo capo , Zagaria Michele. L’operazione odierna segue quella del 12 aprile 2018 quando, in esecuzione ad un analogo provvedimento restrittivo, fu tratto in arresto, a Pitesti (Romania), su ordine dell’A.G. italiana, Inquieto Nicola, fratello di Vincenzo, poi condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli Nord ad anni 16 di reclusione lo scorso maggio, per la partecipazione al sodalizio casalese, fazione Zagaria. In quel contesto, fu eseguito uno dei più importanti sequestri operati dalla magistratura italiana all’estero (oltre 400 appartamenti, tre società, tutti riconducibili a Zagaria Michele e gestiti, per suo conto, da Inquieto Nicola). Dopo l’arresto del fratello – tuttora ristretto in carcere in Italia poiché in regime di consegna temporanea da parte delle autorità romene – Vincenzo, che si era trasferito a Pitesti subito dopo la sua scarcerazione, era diventato il nuovo rappresentante della famiglia Inquieto in territorio romeno, dove dimorava ormai stabilmente, facendo raramente rientro in Italia. Le attività di localizzazione poste in essere dalla DIA su delega della DDA di Napoli, consentivano di mantenere un costante monitoraggio sugli spostamenti dell’imprenditore aversano il quale, giunto in Italia con un volo proveniente da Bucarest ed atterrato a Capodichino, ha trovato ad accoglierlo gli agenti della DIA di Napoli i quali, con l’ausilio dell’ufficio di Polizia di Frontiera, dopo avergli notificato il provvedimento restrittivo emesso a suo carico, l’hanno poi condotto nel carcere di Secondigliano . Contestualmente, è stato disposto dall’Autorità Giudiziaria partenopea il sequestro di un immobile di proprietà dell’INQUIETO e fittiziamente intestato ad una persona deceduta.


Articolo pubblicato il giorno 20 Ottobre 2019 - 07:31

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